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giovedì 28 maggio 2015

"RAIRI" di Altea Alaryssa Gardini



RACCONTO

RAIRI

Il caldo, l'afa, il continuo parlare, il vociare del mercato, l'ansia soffocante del mio compagno di viaggio. Non si era fatto troppi problemi nel trascinarmi fin là in modo che io non gli facessi sprecare dell'energia non sua, sbattuta a forza come in gabbia in un oggetto, quasi come chiudere il vento in una scatola di metallo. Io governavo il tempo e lo spazio, perchè mai avrebbe dovuto sprecare una simile risorsa, al contempo qualcuno mi voleva morta ma perchè preoccuparsene se lui ne traeva vantaggio?
"Basta Arthan, non ne posso più delle due continue lagne e cambi di direzione, deciditi, io dico di cercare una scuola di musica"
"mia cara, qui ci dovrà pur essere qualcosa o qualcuno a cui chiedere, e poi stai solo cercando un motivo per andare via" usando quello sguardo, che spesso usava con sua sorella per ammansirla.
"si via dalle tue assurde strategie, e lasciami in pace diamine, volevi facessi il piccione viaggiatore ed eccoti qui, ora rassegnati al fatto che tu ne sai quanto me e che sei un taccagno, ci serve qualcuno che suoni quel tamburo maledetto, e che non ci uccida tutti facendolo".
In quell'instante, il mio braccio segui la direzione in cui veniva trascinato, ed ero sottobraccio a qualcuno molto più alto di me, lo sguardo inebetito e frustrato di Arthan e il contrappunto che gli si leggeva negli occhi mi faceva ridere. Solo allora guardai il mio "rapitore", era alto, biondo, i suoi occhi erano la luce che cercavo da tempo, il mio cuore decise prima di me, lo conoscevo solo da un minuto e lo avrei amato anche se mi avesse ucciso.




ALTEA ALARYSSA GARDINI

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