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venerdì 1 maggio 2015

"ESODO" di Marilena Viola



ESODO

Non sapevo cos'era.
L'ho letto negli occhi di Sebastian,
diciottenne curdo,
in ospedale per un proiettile assurdo.
Si parlava a gesti,però ci si capiva.
La necessità, il bisogno,
in varie lingue,hanno una parola sola
che non distingue mai fra bianco e nero,
tra bello e brutto;
che non sta lì a sottilizzare
cosa si deve o non si deve fare,
ma ci si butta lì dov'è il bisogno
e non si sta tanto di più a pensare.
L'amore è internazionale,
parla tutte le lingue,valica vette,
e quando ci si dà una mano
non vedi chi è alto e chi è nano.


È diventato subito mio figlio,
accanto a quello vero lì vicino.
Gli ho dato confidenza,l'ho aiutato;
ho lavato i suoi panni e coccolato.
Mi ha raccontato,alla sua maniera,
com'era giunto qui
su quella vecchia carcassa,un venerdì.
Il mare era in preda a una bufera
quella brutta notte nera!
La madre,rimasta in Kurdistan,
gli aveva dato una borsa leggera
con pochi panni,un bacio e una carezza,
una lontana speranza,non l'addio.

''Torna presto figlio mio!
Appena tutto si sarà calmato
tornerai qui alla tua casa,
alla tua mamma,
spolvererai il tuo bel diploma
e saremo ancora una famiglia sola.''

Parole sante,parole di mamma!
Che può sentire una madre in quel momento?
Le si stringe il cuore,le pare di morire;
solo la salvezza del figlio ha importanza,
il suo vecchio cuore reggerà abbastanza!

''Ci sarà sicuramente all'altra sponda
una madre come me pronta a capire,
pronta ad accoglierlo nelle braccia del cuore.''

Pregava così quella signora
affidando suo figlio alle onde.
Negli occhi suoi ho letto la preghiera.
Non capivo neanche una parola
di quel linguaggio difficile e aspirato:
ma il suo sguardo era chiaro,
era un messaggio
di solitudine e di disperazione,
passata forse già a rassegnazione!
È giusto questo?
Si può accettare ancora?
Gli Ebrei prima e dopo,
gli Africani,i meridionali,
gli Albanesi e pure gli Afghani!
Ma quando finirà questo flagello
che lacera famiglie e relazioni,
appartenenze etniche e passioni,
amicizie,abitudini ed usanze,
lingue,paesi ed umane resistenze?

Alla fine,
per creare un ponte,
gli ho portato un piccolo quaderno
per cominciare a comunicare,
per farlo sciogliere,sbloccare.
Abbiamo scritto insieme l'alfabeto,
accanto quello curdo e l'italiano;
abbiamo scritto e letto
tante parole di uso quotidiano:
mamma fratello amico
latte tazza bicchiere;
gli ho insegnato a dire ''infermiere''
e a dire sempre ''per favore''
quando faceva una richiesta ad un dottore,
a scegliere sempre carne frutta e verdura
per mantenere bene la sua corporatura.
Faceva a gara tutta la corsia
per aiutarlo anche in vece mia.
Il giorno dopo notavo i progressi
della grafia,della lettura e del sorriso:
che soddisfazione,che magia ho notato!

Sebastian finalmente si sentiva AMATO!!!

M.Viola
16 maggio 1998
Ispirato ad una storia vera

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