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giovedì 25 dicembre 2014

"IL DESIDERIO SCIUPA I FIORI" di Martino Sgobba



"Gli era sempre stato chiaro che nel desiderio gli amanti non si incontrano, ma si dimenticano di sé. Era fermamente convinto che i corpi che non generano più desiderio sono conoscibili, perché diventano persone che non possono più celebrare il pasto sacro con la nostra carne e il nostro sangue. Il desiderio conosce per assimilazione. Il desiderio è cannibale.

Questi erano i pensieri di Carlo… quando l’aveva guardata alzarsi dal letto e, nuda, raccogliersi e poi tornare per vestirsi. Nella poca luce della stanza, aveva compreso l’opacità del corpo di Bruna. Di colpo, non era più un corpo del desiderio. Era un corpo sezionato dallo sguardo. Un corpo calato nel tempo, nei cedimenti della carne. Ora che il desiderio aveva smesso di nasconderla, chi era Bruna? Appariva la signora borghese, la professionista elegante e raffinata, la donna di buona cultura, di carattere deciso, ma non era più la cicatrice sui cui orli danzare.
Bruna si vestì lentamente, restando di schiena per la durata di tutta l’operazione. Sentiva lo sguardo. Poi si mosse lentamente, per concedere più tempo alle parole che stava per ascoltare. Le avrebbe detto che si sarebbe fatto sentire. Avvertiva l’impazienza di Carlo. Gli si avvicinò e lo bacio sulla fronte. Gli coprì la testa col lenzuolo e scivolò via.
Cercava equilibrio più stabile sui tacchi non abituati alla prima luce del mattino. Dove stava andando? Si osservava riflessa dalle vetrine. Sì. Era ancora bella, vestita. Ma il corpo nudo non superava l’esame di Carlo. Lei l’amava e lui l’aveva desiderata. Quest’ultimo pensiero la sorprese. Lei lo aveva amato e lo amava. La questione era semplice. Sorrise. Carlo non aveva smesso di amarla. Non l’aveva abbandonata, perché non l’aveva mai amata. S’accorse che il passo si era fatto più leggero e negli occhi di un passante si vide nuda e bella".

Martino Sgobba

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