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mercoledì 24 dicembre 2014

"Elissa" di Franca Adelaide


"Quella strana angoscia … sempre la stessa. Cantare la stessa melodia
dell'acqua che scorre, sentirsi goccia tra le gocce e tra le gocce sentirsi
all'unisono con quella più splendente, quella che ha la lucentezza
dell'iride.
Fondersi e poi allontanarsi, non sapere perché e cosa voglia dire
quell'attimo in cui (solo per poco) due vite s'intrecciano per poi
slegarsi, allontanarsi e non riconoscersi più.
Un addio che non è un addio perché non si può scindere ciò che non è
mai stato legato.
E allora pensi al fiume e alle sue acque e alle sue gocce, tutte uguali,
che non hanno avuto bisogno di scegliersi per stare insieme e, tuttavia,
stanno legate, con una forza tenace e ovvia. Mai si scinderanno perché
mai qualcosa le ha unite, fosse anche una volontà esterna. Unite per
sempre perché da sempre legate indissolubilmente.
Ha una fine tutto ciò che ha un inizio. E' così, secondo la legge di
questo fragile mondo.
Ce ne andremo separandoci ancora con l'illusione di essere stati uniti
come gocce d'acqua di fiume.
Non siamo come l'acqua - pensava Elissa - capace di diventare fiume,
cascata, pioggia; di trasformarsi ogni volta e ogni volta, tuttavia,
rimanere acqua.
Noi, siamo acqua speciale, che in sé riconosce la goccia, le infinite
gocce di cui è composta. Incapace di essere fiume, lago o cascata.
E così le tante gocce si legano nell'illusione di una coesione. Che,
tuttavia, cede ben presto.
E allora soffriamo il distacco, soffriamo la separazione, senza capire
che non c'è mai stata vera fusione.-
Elissa non voleva ritornare a casa. L'idea stessa le ripugnava. Piuttosto
avrebbe aspettato l'alba lì dove adesso si trovava. Prima o poi, vinta
dal sonno, si sarebbe addormentata".

Franca Adelaide, Elissa.

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