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giovedì 25 dicembre 2014

"Amore Latitante", di Fiorella Carcereri.



Sinossi:
"Una bambina, con i suoi sogni e le sue domande. Più avanti, nel tempo, una donna con tante cicatrici al posto dei sogni e, di nuovo, molte domande. Tra questi due estremi oscilla la vita di Valeria, tra un'infanzia in cui ben presto la magia e il mistero delle fiabe che ruotano intorno all'amore svaniscono come neve al sole e un'età adulta costellata di amori sbagliati, di sperimentazioni, ad un tempo incoscienti e masochistiche, alla ricerca di un amore a tutti i costi. Arrivano così, immancabilmente, il dolore e il disinganno che inducono la protagonista ad erigere un'impenetrabile muraglia difensiva intorno a sé. Fino a quando, finalmente, qualcuno riuscirà a crearvi una breccia".



“Amore Latitante”, libro di Fiorella Carcereri – recensione di Francesca Lettieri.

Con Amore Latitante (Ed. Arpeggio Libero, aprile 2013), il suo primo romanzo, Fiorella Carcereri ci propone in prosa le riflessioni che già avevamo potuto assaporare in filigrana tra le pagine di Senza Rete, la sua silloge poetica.

Si tratta di un breve diario: una donna di mezza età, Valeria, ci racconta la sua storia, dal versante amoroso, a ritroso, partendo dal momento in cui ogni bambina viene battezzata come donna fino ad arrivare al presente, in una circostanza scelta come snodo cruciale, svolta e resa dei conti, il momento ideale per ripercorrere il suo iter ed analizzarlo.

Con lo stesso occhio critico di una moderna Virginia Woolf alle prese con l’educazione femminile d’età vittoriana da giovane ragazza, la protagonista subisce le contraddizioni dei modi conservatori dei genitori, sgradevole realtà che accomuna tutte le ormai donne di oggi.

Nella sua esegesi poi, si mostra, contrariamente a ciò che lei pensa di se stessa, una ragazza intraprendente e positivamente emancipata.

Il romanzo gira intorno a due buste, metafore dei due grandi amori della storia: la prima viene trovata da Valeria a metà percorso, all’età di ventiquattro anni, la seconda sul termine, a quarantanove anni. Esse subiscono sorti differenti, che non sarà mio incarico svelarvi e che sanciscono la maturazione avvenuta di una donna finalmente libera da dogmi e convenzioni, che ha imparato a conoscere e ri-conoscere l’amore a dispetto dei cattivi figuri con i quali suo malgrado si è trovata a che fare.

La maturazione è segnata da un lirismo crescente della prosa, che si fa ricca di riflessioni, disegnando una donna non più presa ad osservare le strane giravolte maschili, ma più concentrata sulla sua persona.

Troviamo un ulteriore parallelismo chiave nei due viaggi di Valeria, uno di andata e l’altro di ritorno, ma entrambi di fuga. È solo al termine della storia che Valeria finalmente si ferma,interrompendo il viaggio verso nessun-luogo che portava avanti da una vita intera e riuscendo finalmente a cogliere se stessa nella staticità del bosco da cui ci narra le sue vicende.

Una sottile ironia permea le pagine, quella delle donne forti, capaci di non scoraggiarsi e di non abbattersi di fronte alle sorte avversa, quella delle donne che non si arrendono e alla fine riescono ad arrivare ovunque, non solo, arrivano ovunque a testa alta. Senza rancori, senza remore, consapevoli di aver percorso sino a quel momento un sentiero coerente, sincero, giusto, opposto e parallelo rispetto a tutti gli enigmi che la vita ci riserva.



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