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lunedì 16 febbraio 2015

"Rosa Park" di Mariella Montuori



Anni fa, il settimanale Time la nominò una delle cento donne più influenti del ventesimo secolo.

Stiamo parlando di Rosa Parks, la ”madre dei diritti civili”, l’attivista afroamericana impegnata nella lotta contro i soprusi e il razzismo in un’America piena di pregiudizi e di odio nei confronti dei neri, dove, nonostante la schiavitù fosse stata già abolita da quasi un secolo, le discriminazioni razziali erano all’ordine del giorno.

Conosciuta anche come “the woman who didn’t stand up / la donna che non si alzò” Rosa Parks, il primo dicembre 1955 a Montgomery, in Alabama, si rifiutò, con coraggio, di cedere il suo posto ad un passeggero bianco, come imponeva la legge del tempo, che assegnava degli spazi delimitati agli afroamericani. Un gesto che comportò il suo arresto, ma che fu l’inizio di una lotta che destò l’attenzione di tutta l’opinione pubblica.

Fu organizzato un boicottaggio che durò ben 381 giorni sugli autobus a Montgomery. Le coscienze iniziarono a scuotersi ma, soprattutto, il gesto di Rosa Parks fu elemento propulsore per la nascita del movimento per i diritti civili che portò alla dichiarazione di incostituzionalità della segregazione sui mezzi pubblici dell’Alabama. Infatti, nonostante le violenze e le intimidazioni per far cessare il boicottaggio, che stava quasi costringendo al fallimento la compagnia di trasporto, il 13 novembre 1956 la Corte suprema degli Stati Uniti dichiarò incostituzionale la segregazione sugli autobus.

Fu il primo passo su un sentiero erto, costato sofferenze e sangue per l’affermazione dei propri diritti e per la piena integrazione razziale. Grazie ad un gesto di coraggio e alla disobbedienza di una piccola donna che in seguito dichiarò di essere stanca… ma non per il troppo lavorare; era stanca di arrendersi, di cedere, di chiudere gli occhi di fronte alle ingiustizie. E ben presto, insieme a lei, tutta la popolazione nera di Montgomery trovò la forza di far sentire la propria voce.

Tra gli organizzatori del boicottaggio c’era anche un pastore battista ventiseienne di nome Martin Luther King che, in seguito, in merito al gesto di Rosa Parks, scrisse: «l’espressione individuale di una bramosia infinita di dignità umana e libertà» e che Rosa «rimase seduta a quel posto in nome dei soprusi accumulati giorno dopo giorno e della sconfinata aspirazione delle generazioni future».

Atti di protesta continuarono sia prima che dopo il processo… e la stessa Parks continuò ad essere impegnata in prima persona nella lotta al razzismo, alla segregazione e alla discriminazione, incitando a resistere e ad affrontare le difficoltà nel nome del principio di non violenza.

Nel 1999, Bill Clinton disse: «Mettendosi a sedere, lei si alzò per difendere i diritti di tutti e la dignità dell'America».

Morta nel 2005, Rosa Parks ci lascia un’eredità preziosa ma difficile da gestire, in un mondo che ha ancora tanto da imparare. Le sue battaglie sono ancora attuali. E’ stata ed è un’icona di grande civiltà che ha lottato fino alla morte con tenacia per l’affermazione dei diritti e della dignità della persona.

Parole come diversità, rispetto, integrazione, coraggio, tolleranza, non violenza, diritti umani, pari opportunità, immigrazione e senso di accoglienza producono un’eco altisonante e assumono connotazioni ben precise parlando di Rosa Parks, che ebbe il coraggio di ribellarsi, sedendosi su un autobus come una bianca e dichiarando: « Doveva esserci un punto d’arresto, e sembra che quello sia stato per me il punto in cui smettere di lasciarmi bistrattare e scoprire quali fossero, se mai ne avevo, i miei diritti». 
Mariella Montuori
tratto da

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