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domenica 1 febbraio 2015

Donne all'Opera-La Voce (Parte 1), di Chiara Minutillo






Quando e come si impara ad amare il Melodramma?

Un'attenta analisi del genere ci porta a dire che la sacralità della voce è l'elemento che più lo contraddistingue. Non si può apprezzare l’Opera se non si apprezzano le voci. Essere appassionati d’Opera significa sentire il diritto di godere di particolari note ed estremismi vocali. Le emozioni suscitate dalla voce sono spesso più potenti di quelle create dalla lettura dei versi cantati e generano un sentimento di devozione che ai più appare estraneo. Pensiamo solo al miracolo naturale che avviene nel corpo di un cantante lirico, trasformandolo in una vera e propria cassa armonica, in cui il lavoro parte dal diaframma, che permette di risucchiare aria nei polmoni e poi di espellerla, producendo la voce nella laringe e proiettandola in diverse cavità di risonanza del cranio da cui poi si irradia attraverso bocca e naso, modulata dai muscoli della gola, delle mascelle, dalle labbra e dalla lingua per produrre i più variegati suoni a decibel quasi inottenibili artificialmente con la moderna tecnologia.

I componenti essenziali delle storie portate in scena in un dramma operistico sono le coincidenze esagerate, delle motivazioni confuse dietro le azioni dei personaggi, spesso ci sono anche molti morti, tra cui solitamente il protagonista, e soprattutto l’Opera esula completamente dalla realtà, presentando aspetti improbabili. Un esempio lampante di ciò è la famosa Traviata di Giuseppe Verdi, in cui la cortigiana Violetta muore di tisi. Nella realtà, il personaggio avrebbe i polmoni devastati, mentre sul palco continua a cantare alcune delle arie più belle del dramma, con suoni sostenuti che risultano essere tra i più belli ed emozionanti. Nell’Opera, quindi, la trama ha un valore secondario: seguire solo un ipotetico filo logico o dei dialoghi farebbe notare inutilmente quelle discrepanze che rendono invece interessante il melodramma. La fantasia viene perciò accettata senza proferire parola, perché sarebbe piuttosto la realtà, cioè il sentir cantare tossendo e gracchiando per rendere più verosimile la sofferenza del personaggio, ad essere scioccante. L’Opera in Musica diventa così l’unico tipo di spettacolo in cui tutto è possibile,anzi in cui la voce rende tutto possibile e nulla banale o scontato, e non solo a livello di accadimenti: anche la bellezza delle protagoniste ha poca o nessuna importanza. Solo l’opera riesce a mettere in scena volti imperfetti e forme fuori moda, celando questi affronti alle aspettative estetiche con la potenza e il fragore del canto. L’Opera è un chiaro esempio di come l’arte possa farci dimenticare, dimenticare che non capiamo la lingua cantata; dimenticare l’aspetto esteriore della soprano sul palco e il fatto che stia interpretando una donna morente utilizzando un virtuosismo vocale che va oltre la nostra comprensione; dimenticare che probabilmente abbiamo capito solo un quarto di ciò che è avvenuto durante il dramma.

L'Opera è donna, pertanto la voce femminile ha un ruolo della massima importanza. Conoscere, seppur a grandi linee, la netta differenza esistente tra le varie voci delle cantanti liriche, anche in termini di estensioni e capacità, permette anche di riconoscere i personaggi che si alternano sul palco, pur senza conoscerne tutte le battute. A questo riguardo il libretto torna utile: oltre ad avere caratteristiche tipiche di ogni libretto anche teatrale, contiene un elenco dei personaggi con la voce che deve essere loro assegnata. Ad esempio, nel libretto de La Traviata di Giuseppe Verdi, opera su cui poi torneremo, troviamo tre personaggi femminili: Violetta Valéry, protagonista, impersonata da un soprano, Flora Bervoix e Annina, rispettivamente amica e serva di Violetta, entrambe portate in scena da un mezzosoprano. Troviamo questa importante informazione perché con il tempo le voci divennero prima di ogni altra cosa le rappresentanti di un certo ruolo. Rimanendo nell’ambito femminile, vediamo quindi che la protagonista sarà sempre un soprano, mentre il mezzosoprano e il contralto andranno a rappresentare i personaggi secondari o, in casi più specifici, donne avanti con l’età, donne di dubbia virtù (è questo il caso di Flora Bervoix, per esempio) o capaci di stregoneria. Le eccezioni a questo schema sono rare, presenti ad esempio nel celebre Zauberflöte (Il flauto magico) di Wolfgang Amadeus Mozart, in cui, secondo il libretto originale, tutti i personaggi femminili erano soprano, a parte la Terza Dama, portata in scena da un contralto o, ancora in Carmen di Bizet, in cui la protagonista è un mezzosoprano, pur essendo stata interpretata, nel tempo, da grandi soprano come Maria Callas. Queste modifiche al registro comune dei ruoli femminili si possono spiegare con l’esistenza di diverse categorie di soprano: il soprano leggero, caratterizzato da una voce dolce e chiara, è dotato di capacità virtuosistiche. È questo il caso, ad esempio, della Regina della Notte ne “Il flauto magico” che nella celebre aria "Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen" (La vendetta dell’inferno ribolle nel mio cuore), dimostra questa estasiante capacità. Il soprano drammatico è invece caratterizzato da una voce ricca, piena e di volume intenso con una buona tenuta dei toni gravi. È particolarmente utilizzato nei ruoli di protagoniste drammatiche, eroiche o donne oppresse, che richiedono anche un certo virtuosismo, come Violetta nelle arie “Follie!” e “ Sempre libera” de La Traviata o come Cio-Cio-San, protagonista della Madama Butterfly di Giacomo Puccini. Il soprano lirico è invece la voce sopranile di base, la più diffusa, calda e piena, ma graziosa, adatta ad una vocalità legata, assegnata ad esempio alla Contessa di Almaviva nell’opera Le Nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart, famosa anche per l'aria "Porgi amor qualche ristoro".

Il discorso delle voci, soprattutto quelle femminili di cui esistono numerose altre sfaccettature, è un discorso tanto complesso quanto affascinante, al termine del quale è forse possibile rivalutare l'Opera, soprattutto se considerato alla luce di altre caratteristiche tipiche del Melodramma che finiscono semplicemente per risaltare la bellezza e la divinità della voce umana.

Chiara Minutillo

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