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sabato 7 febbraio 2015

Donne all'Opera-La Voce (Parte 2), di Chiara Minutillo





Per andare a fondo nel mondo dell’Opera è necessario conoscerne gli aspetti principali, ciò che la caratterizza. L’ascolto di un’opera in musica non deve necessariamente essere direttamente proporzionale ad una profonda cultura del genere. Tuttavia, l’idea anche oggi molto comune secondo la quale il piacere di ascoltare un’opera sia basato sulla conoscenza, ovvero su un lavoro di preparazione precedente, riemerge più volte nel corso della storia del Melodramma. Giusto per fare un esempio, nel 1841 Carl Maria von Weber presentò il suo Der Freischütz (Il franco cacciatore) in francese a Parigi. Ritenendo che il pubblico non potesse comprenderlo senza un’adeguata preparazione, Richard Wagner scrisse un minuzioso articolo per istruire il pubblico sul contesto, sulla trama e sull’importanza culturale di quell’opera.

In anni recenti, sviluppi ed esperimenti effettuati nel mondo della musica hanno posto l'accento sul fascino esercitato dalle voci liriche. L'incredibile capacitá di emozionare, peró, non é l'unico aspetto che rende la voce il carattere distintivo dell'Opera. In particolare per quanto riguarda le voci femminili, la prestazione è fondamentale. Pensiamo per un attimo alla messa in scena di un’opera: raramente le scenografie sono minimaliste. Questo costringe le interpreti a muoversi in un spazio ancora più piccolo di quanto già sia un palco, che difficilmente ai nostri giorni si estende nella sala, come era invece tipico nei secoli passati. Il ridimensionamento del palco è in parte dovuto all’orchestra, che dai primi del Novecento giace in una cavità davanti o sotto al palco stesso, limitando quindi le misure di quest’ultimo. L’orchestra stessa è il secondo motivo per cui la voce gioca un ruolo fondamentale. Le orchestre sono mediamente composte da cento musicisti, comprendendo ottoni acusticamente aggressivi e molti strumenti sviluppati per produrre una maggiore intensità sonora. Senza l’uso di microfoni o amplificatori, considerati inutili, una vera e propria stampella di cui una vera cantante non ha bisogno, i cantanti devono prevalere su questo schieramento di strumenti che spesso producono una musica particolarmente vigorosa. La voce femminile, compresa quella del soprano drammatico, essendo più acuta tende a disperdersi più facilmente, al contrario di quella più grave di tenori, baritoni e bassi, che invece si estende maggiormente. Le abilità in tal senso di soprano, mezzosoprano e contralti devono essere tali da permettere loro di farsi udire anche dagli spettatori più lontani, come accade, per esempio, al Metropolitan Opera Theatre di New York, dove la poltrona più lontana dal palco dista circa cinquanta metri o, per restare vicino a noi, all’Arena di Verona dove, oltre a esserci gradinate lontane, la struttura non ha altro soffitto se non il cielo, quindi la voce femminile può contare solo sulla propria abilità e, in parte sulla forma particolare dell’Arena stessa, ma non sul riverbero che il soffitto di un teatro contribuisce a produrre. Tanto più se consideriamo la necessità di una cantante di esprimersi spesso in un duetto con una voce maschile o di farsi sentire in un coro. Un terzo aspetto riguarda le trame stesse. Ciò che ha reso famoso il Melodramma sono state le grandi voci che ha saputo portare in scena, ne è dimostrazione la conoscenza che molti di noi hanno di soprano e di tenori piuttosto che di opere e relativi personaggi. Questi tre fattori, uniti alla bellezza della voce lirica, rendono questo tipo di canto unico e inimitabile, capace di stupire ed emozionare ogni generazione da secoli.

Avvicinarsi all’Opera è però un mestiere tutt’altro che facile. Apprezzare le voci è il primo passo per acquisire una sorta di consapevolezza e imparare a lasciarsi emozionare da ciò che un essere umano può fare e trasmettere, ma per quanto possa essere la cosa più importante, non basta. Avvicinarsi all’Opera richiede passione e apertura mentale. Bisogna anche sapere da dove cominciare, quali opere valgono la pena di essere prese in considerazione per prime, perché di più semplice comprensione o perché più coinvolgenti. La Traviata, citata molte volte in precedenza, potrebbe essere uno dei possibili inizi: è in lingua italiana, la storia non è completamente inverosimile anche se tragica, la trama è molto semplice e il cantato permette di capire molto di ciò che viene detto, oltre a portare in scena personaggi interessanti e coinvolgenti. Come ultima cosa, ma non meno importante, è stata interpretata da alcune tra le più grandi voci del Novecento e del nostro secolo. Artiste del calibro di Maria Callas, Joan Sutherland, Renata Scotto e Anna Netrebko hanno prestato le loro meravigliose voci a Violetta, rendendola un’icona dell’Opera italiana nel mondo e uno dei personaggi più evocativi e appassionanti che siano stati creati.

Chiara Minutillo

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