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domenica 1 febbraio 2015

Le raccolte di racconti di Tina Caramanico.





La prima raccolta che ho pubblicato, “Le cose come stanno”, è uscita in edizione digitale con Officine Editoriali. Ecco la quarta di copertina: “Nove racconti brevi (mainstream) il cui tono è a volte drammatico, a volte tragicomico, e il cui tema di fondo è la perdita delle illusioni, la caduta delle costruzioni fantastiche e arbitrarie che utilizziamo per abbellire, semplificare o comprendere la nostra vita, l'incontro con la realtà delle cose che quasi sempre fuggiamo, per paura, per immaturità o scarsa consapevolezza. A volte questi personaggi devono accettare una tragedia, altre volte invece dietro il velo che cade trovano solo l’altra faccia, non necessariamente più brutta, di ciò che credevano di conoscere ma che, invece, non conoscevano affatto.”
Un piccolo estratto, l’incipit del racconto “Il segreto di zia Amalia”:
Ai tempi di zia Amalia c’erano ancora le zitelle. Le donne diventavano zitelle perché nessun uomo le aveva volute, e nessun uomo le aveva volute perché erano troppo secche, e siccome erano zitelle tutti le guardavano male e pensavano che avessero un brutto carattere. Zia Amalia era una zitella.”

La seconda raccolta uscita è “Oltre l’incerto limite”, Runa Editrice. Di questa esiste sia la versione cartacea che quella digitale. Ecco la quarta di copertina: “Una raccolta di 12 racconti che ci porterà dalle origini al futuro oltre i nostri limiti. Cosa hanno in comune una falsa geisha sul Duomo di Milano e un figlio adottivo in crisi? Cosa lega un’adolescente obesa a una gemella stanca di essere eternamente in coppia? Tutti noi sopportiamo o ci costruiamo dei limiti per esistere, dei confini che ci definiscono e ci contengono, ma che possono andarci stretti, come l’abbraccio di una madre ansiosa: confini mentali, etici, culturali, fisici. Confini che hanno a che fare con le nostre origini o col nostro futuro, con la nostra identità e i nostri sogni. A volte i protagonisti di queste storie vanno oltre, per scelta o per caso, per amore o per rabbia. Quel passo li perde o li salva. Li porta in un altrove da cui, se mai torneranno, torneranno trasformati per sempre. Altri personaggi, invece, il coraggio di superare i loro limiti, di fare quel passo non ce l’hanno e restano così, in bilico, immobili eppure già cambiati irreparabilmente da quello che, per un attimo, hanno solo intravisto di là.”
Un breve estratto, l’incipit del racconto “La casa del padre”:
Tomàs era sfinito, sporco. Aveva viaggiato per cinque giorni quasi senza sosta: doveva, a costo della vita, arrivare in tempo e riuscire a parlare con suo padre prima che qualcosa di grave e irreparabile accadesse.
Giunse a Ploumanac’h quando il sole era da poco tramontato e la pietra della casa, così come i sassi sulla strada e la scogliera in lontananza, avevano assunto un colore incerto tra il viola e il grigio. Davanti alla porta c’era una donna sconosciuta, con un grembiule a fiori sopra il vestito scuro, seduta quietamente sul sedile a lato della soglia, in attesa.”

La terza raccolta si intitola “Piccole storie oscure” ed è stata pubblicata da Zerounoundici, in versione cartacea e digitale. La quarta di copertina: “Tra horror e noir, in queste piccole storie oscure (alcune del tutto inedite, altre reduci da premi letterari e contest sul web) conoscerete vittime decisamente pericolose, morti che parlano, mostri apparentemente innocui e feroci assassini che ci somigliano forse troppo.”
Un breve estratto dal racconto “Perdenti”:
L’alba è grigia, il cielo è chiuso e promette pioggia. Un uomo di mezza età, semicalvo, vestito elegantemente di scuro, esce proprio ora dal Casinò dando il braccio a una donna bionda, bellissima, che indossa un cappotto nero su un abito lungo di velluto rosso. Fa freddo e i due camminano veloci verso il vicino Hotel Des Fleurs. Entrano, lui chiede le chiavi della camera 255 al portiere, che gliele porge inchinandosi ossequioso. Salgono al secondo piano senza dirsi una parola, quasi senza guardarsi.
Appena entrati in camera, lui aiuta la donna a togliersi il cappotto e poi lo poggia sulla poltrona, insieme alla sua giacca. La donna siede ai piedi del letto e finalmente alza gli occhi su di lui, e gli sorride.
“Dunque ho perduto”sussurra un po’ imbarazzata.
“La fortuna, madame, la fortuna è così…” risponde l’uomo, e accompagna il tono inconcludente con una specie di svolazzo leggero della mano.

Tina Caramanico

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