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lunedì 2 febbraio 2015

MARGHERITA PORETE: MISTICISMO AL FEMMINILE, di Mariagrazia De Castro.


Di Margherita Porete si sa molto poco: di certo si sa solo che era originaria della contea dell’Hainaut, nelle Fiandre e che probabilmente era nata tra il 1250 e i 1260 (l’anno di nascita è sconosciuto e non si può desumere neanche dagli atti giudiziari). Fu arsa viva nel 1310 pubblicamente in Place de Grève a Parigi per aver scritto un libro, Lo specchio delle anime semplici (Miroir des simples âmes). Fu condannata come eretica. Mentre della sua vita le notizie sono scarse e frammentate, molti sono i dettagli del processo, un iter ricco, arbitrario e crudele dall’accusa alla condanna.

All’epoca Margherita Porete era stata definita una beghina, termine dispregiativo per connotare chi apparteneva ad associazioni religiosi formatesi al di fuori della gerarchia della Chiesa cattolica.

Era una beghina colta: aveva tradotto le Sacre Scritture in volgare, e la sua conoscenza spaziava dalla teologia alla filosofia; il tutto connotato da un misticismo profondo, tentativo di consapevolezza dei doni divini, da accogliere con la maggiore disponibilità possibile a viverli in tutte le dimensioni: affettiva, emozionale, intellettuale, psicologica e fisica. Tutti i suoi scritti mostrano una grande familiarità con la Bibbia che viene citata e rielaborata in modo critico.


All’epoca la donna aveva due strade: o sposa o monaca: è la Chiesa e la società maschilista del tempo che lo vuole. Eppure è in atto una trasformazione sociale e culturale in cui si assiste, tra l’altro, all’emergere del movimento beghinale, che germina proprio in quel Medioevo, in quel XIII secolo, spiazzando la Chiesa che non era pronta a queste donne che reclamavano un nuovo posto ecclesiastico non inquadrabile nelle diaconesse, nelle vergini consacrate e nelle vedove non rimaritate. Le donne aspiravano a vivere una spiritualità radicale, una vita alternativa e libera. Questo era inaccettabile, soprattutto per l’Inquisizione.

Per la prima volta Miroir, liber pestiferus, fu bruciato a Valenciennes (probabilmente tra il 1296 e 1306), nell’ambito di un processo diocesano istituito da Guido da Colmieu, vescovo di Cambrais. Margherita fu diffidata dal vescovo dal leggere pubblicamente il suo libro, ma continuò a farlo circolare, probabilmente dopo averlo riscritto.

Nonostante la condanna per eresia, il libro era stato presentato dalla stessa autrice a Giovanni di Chateau-Villain, vescovo di Chalons-sur-Marne, confortata dal fatto di aver ricevuto l’approvazione di tre religiosi tra cui, probabilmente, Giovanni Duns Scoto.

Giovanni di Chateau-Villain, nonostante l’approbatio dei tre chierici, denunciò la questione a Filippo di Marigny, amico del re Filippo il Bello.

Nel 1307 Margherita fu imprigionata e dal carcere si rifiutò di trattare ribadendo le sue affermazioni. Nell’aprile del 1309 il Miroir fu condannato come libro eretico: furono ben ventuno i giudici/teologi che lo incriminarono.


Il suo libro, Lo specchio delle anime semplici, ha attraversato clandestinamente i secoli, trascinandosi appresso la pericolosità che la Chiesa gli aveva cucito addosso. Perché il Miroir faceva paura? Perché non era un libro di confessioni, né di visioni, ma un profondo saggio di istruzione religiosa, un libro in cui l’ intento fortemente didattico si integra alla perfezione con l’esperienza mistica.

Ragione, Amore e Anima sono i personaggi più importanti intorno ai quali danzano personaggi minori che fanno da sfondo, il cui intervento nel dialogo e nella tensione tra Ragione e Amore, rimane marginale.

Quello di Margherita è in forma di dialogo o, forse meglio, di dibattito filosofico scandito attraverso battute dal sapore teatrale. Partecipano in primo luogo alla discussione due personaggi: Ragione ed Anima. Ognuno sostiene la propria tesi in merito a religione, uomo, Dio, spirito, rettitudine, vangelo. Intervengono a dir la loro altre figure personificate, come: Virtù, Cortesia, Timore, Desiderio; ma tra tutte spicca quella di Amore, che vince in saggezza e carità”.
Marco Vannini

Le anime semplici di Margherita sono quelle che dimorano soltanto in volontà e desiderio d’amore, ma sono proprio quelle anime che vivono momenti di mancanza, momenti nei quali il desiderio di qualcosa rende più forti e spinge a cercare fuori ciò che manca dentro.

Nel libro di Margherita Porete trovano spazio anche gli smarriti, quelle donne e quegli uomini che pensano di raggiungere la perfezione spirituale attraverso le opere buone e uno stile di vita rigoroso e pieno di regole e osservanze. Le anime libere, invece, non aspirano a questa ossessiva perfezione: è la condizione di semplicità, senza complessità, che non divide in ciò che si ha e ciò che si vuole raggiungere, non divide in interno ed esterno, ma unisce nell’assenza di desiderio. Gli smarriti devo aspirare a diventare anime libere perseguendo la semplicità.

Per queste sue affermazioni, Margherita andò dritta dritta verso la condanna per eresia e non è un caso che, su questa stessa scia, nel 1311 fu convocato il Concilio di Vienna e nel 1312 il movimento beghinale fu condannato.

Il libro venne letto da Maestro Eckhart, filosofo e mistico tedesco che probabilmente venne a conoscenza del testo nel periodo in cui insegnò a Parigi tra il 1311 e 1314. In un certo senso, gli scritti di Margherita anticipano i temi di Maestro Eckhart (un Dio ineffabile che trascende ogni cosa, le verità non dogmatiche). E non a caso anch’egli fu condannato come eretico.

Oggi assistiamo a una grande rivalutazione del misticismo femminile* e attenzione alla Porete: Miroir viene considerato dagli studiosi un’opera encomiabile, un saggio di autocoscienza e pietà religiosa e mostra, in una prospettiva femminista, il grande contributo delle donne alla filosofia.

Si potrebbe dire che la vicenda di Margherita Porete, e del suo libro Lo Specchio delle Anime semplici, rappresenti uno di quei fantasmi scomodi della storia culturale europea che più si desidera cacciare dalla porta, più è destinato a rientrare dalla finestra”.
Alessandra Luciano, Traduzioni e interpretazioni di un testo di mistica medievale, http://www.academia.edu.

* Una lettura interessante a tal proposito è Il Dio delle donne (Mondadori) di Luisa Muraro, profonda studiosa anche della Porete.

Mariagrazia De Castro 

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