La prigione, la notte, diventa il silenzioso grido che spalanca alla propria coscienza le porte dell’inferno. Una lama di luna rischiara le pareti della piccola cella. Un velo d’organza delicato dietro il quale traspaiono preghiere incise con disperazione sull’intonaco di una parete screpolata: “Mary, ti amerò per sempre.” Buffo detto da uno che deve rimanere tra quelle quattro mura tutta la vita. Legge e rilegge quelle frasi, quasi fossero testi sacri, come se tra quelle parole si nascondesse qualcosa che assomigliasse a una speranza, qualcosa che lo potesse aiutare a rimanere in vita, che non lo facesse dubitare delle sue scelte. “La signorina Crotemburg? Che ne sarà ora di lei. Le sue condizioni saranno migliorate?!” Decine di domande gli ronzano in testa impietose, tutte, però, destinate a rimanere senza risposta.
Il suo sguardo oscilla confuso, scorrendo il soffitto, scendendo tra le ombre che si proiettano danzando sul pavimento di mattoni rossi, sgorgando ininterrottamente, spaventose e lugubri, dalla grata della finestrella. Cerca di aggrapparsi con disperazione ai ricordi, ma la memoria è una troia capricciosa,si sa, può ingannarti in ogni istante; nella sua mente le immagini di volti, voci, sguardi, diventano sempre più difficili da rammentare. Avrebbe preferito tacere, non venire messo a conoscenza di una verità tanto devastante. Il professore si guarda le mani. Sono piccole, le dita sottili, asciutte, agili, rese così da anni di duro e frustrante esercizio. Oltre al lavoro, al suo costante impegno al conservatorio, alle solitarie serate passate a rimuginare sulle sue irrequietudini , a cosa era stata sino a quel momento la sua vita? Non aveva legami con nessuno. Suo padre era morto che lui era poco più di un ragazzino e sua madre se l'era portata a all'inferno un carcinoma devastante, dopo una lunga d'agonia, due anni or sono, di tutta la sua famiglia non gli restava che un album pieno di vecchie fotografie. Con le donne, poi, era un vero e proprio disastro, non sapeva come attaccare bottone, era timido e impacciato e loro non parevano provare per lui nessuna attrattiva. L’amore, quello carnale, lo andava cercando nei postriboli ma anche lì, le puttane lo umiliavano con la loro indifferenza. Nessuna di loro pareva trovare interessante quell' omuncolo dall’aspetto scialbo e impacciato al punto da sembrare costantemente intimorito da qualcuno o da qualcosa tanto era taciturno e distante da tutto e da tutti nel suo modo di fare.
MOSES SOON
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