Anime sull'orlo di Abbandono
Pensò di averla delusa e l'abbandonò. Così, lasciò l'appartamento dove avevano condiviso gli anni migliori della loro vita assieme e se ne andò, da solo, verso il suo nuovo mondo. Così, senza proferire parola alcuna, senza trovare una frase che fornisse spiegazioni al suo comportamento assente, senza tentare di riscrivere la loro storia. Tanto, si chiedeva mentre chiudeva la porta alle spalle, cosa avrebbe potuto dirle, guardandola in quegli occhi profondi e bui come la notte, per cercare di recuperare un valore a una merce derubata e poi ritrovata nel fondo di una strada maleodorante, dove i sogni non profumano più di ardore e aspettative?
Così, se ne andò e non fece più ritorno.
Ecco, lo ha scoperto e mi ha mollata. Non ha lasciato tracce di rancore dietro di se, ma la solita scia di gentiluomo fiero e tutto d'un pezzo. Affrontare una povera vittima di vita, senza speranze come me, sarebbe stato troppo umiliante per uno come lui.
Quando l'ho conosciuto mi è sembrato di aver ricevuto la Benedizione che mi è mancata il giorno del Battesimo mai consacrato. La navata della Cattedrale, pronta ad abbracciare la mia Anima, si era finalmente eretta sul mio capo e io, genuflessa, l'ho chinato per ricevere quelle mani aperte su di me. Donatami tutta al mio samaritano soccorritore, ho seguito le sue impronte come animale alla ricerca di oasi nel deserto, di acqua che disseti arsura d'affetto mancato sin dalla culla.
E adesso sono carnefice d'abbandono, attrice di sobborgo di un mea culpa che non reciterò mai dinanzi al più grande spettatore che è Amore, vestito dei suoi abiti più belli, cuciti dal filo Sincerità.
Mi cospargo le membra di sassi, a seppellire un corpo che non ha più da donare ad Essere altrui, se non il suo delitto di traditrice compulsiva.
DOMIZIA MORAMARCO
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