A mio padre
È strano come il tempo scavi aride fosse,
voragini e abissi, buchi neri senza luce
che risucchiano l'amarezza dei tuoi giorni.
Un batter di ciglia e un quarto di secolo
scivola oltre il muro del rimpianto.
Anni dopo anni memorie e turbamenti
si solidificano e gelano la mente.
Radi i capelli e il volto smunto
nel pallore dei tuoi giorni masticati dal cancro
mi ripetevi: "Ecco, la lampada si spegne
perchè la luce del mattino è più tenace".
Attendo ancora l'alba, padre mio,
e il sorriso dell'aurora.
ANNAMARIA BORTOLAN
Nessun commento:
Posta un commento