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mercoledì 1 aprile 2015

LA COMPRENSIONE, La Posta delle Donne


Cara Emma,
ho letto la tua precedente risposta sulle mamme assassine. Io non voglio giustificarle in nessun modo, ci sono delle donne a cui dovrebbe essere proibito fare figli, perché non hanno amore e responsabilità, vogliono solo una vita facile.
M.L.

Cara M.L.,
non si giustificano mai i crimini, si cerca di comprenderne la causa, per prevenirli. 
Ci sono donne per cui la maternità è un percorso più difficile che per altre, forse perché cresciute senza amore, che si impara a dare solo se lo si è ricevuto; forse perché hanno portato avanti una gravidanza non programmata o addirittura non voluta; forse perché troppo sole e fragili; forse perché troppo egoiste ed immature.
L’importante non è puntare il dito, ma trovare soluzioni efficaci per salvare ogni bambino, non solo dalla morte e dall’abuso, ma anche dall’aridità affettiva, affinché cresca come un adulto sano ed equilibrato.
Emma Fenu

LE MAMME "CATTIVE", La Posta delle Donne


Cara Emma,
che rabbia e che indignazione. L’ennesima morte di un bambino… cosa succede alle mamme? Abbiamo perso ogni valore? Non si riesce neppure a proteggere i bambini, in pericolo perfino fra le braccia di chi li ha partoriti.
Neomamma 81

Cara Neomamma,
la rabbia e l’indignazione sono sentimenti non deprecabili, se portano alla consapevole analisi degli eventi e al successivo impegno nel cambiamento
“Cosa succede alle mamme?”, ti domandi con costernazione. Io credo che la maternità non coincida con l’immagine edulcorata che spesso viene veicolata, facendo sentire ancora più inadeguate coloro che si trovano a vivere una condizione meravigliosa, di puro amore, ma anche snervante, di totale annientamento di se stesse. 
Per crescere un bambino non si deve essere lasciate sole, sia dal reticolo degli affetti che dalle istituzioni: una società individualista, dove il vicino di casa, il panettiere e la maestra, solo per fare alcuni esempi, non si preoccupano di vedere oltre l’apparenza, non è adatta allo sviluppo e alla felicità di un bambino. 
“Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”
Proverbio africano. 
Emma Fenu

UNA FAMIGLIA IMPERFETTA, La Posta delle Donne


Cara Emma,
le feste si avvicinano e, con esse, per me, un po’ di tristezza. Non ho un buon rapporto con mio padre, che non approva il mio modo di essere e neppure il mio fidanzato. Quindi devo scegliere se rinunciare al pranzo di famiglia o sentirmi per tutto il tempo disprezzata, insieme alla persona che ho scelto.
Che fare?
Viviana

Cara Viviana,
le famiglie di rado sono perfette e quelle che lo sembrano, a volte, sono solo addobbate a festa, ma spoglie dentro. Meglio una tavolata di commensali vocianti, in cui c’è dialogo, confronto e passione, piuttosto che una carrellata di finti sorrisi e di frasi taciute. 
Certo, a tutti piacerebbe avere una famiglia unita, in cui tutto si risolve con un abbraccio.
Per le cose belle, però, bisogna e vale la pena lottare. 
Nonostante i vostri dissensi, fai prevalere l’affetto per tuo padre, provaci, un’ultima volta, rispondendo alle provocazioni in modo costruttivo. Potrebbe essere il vostro miracolo. 
Se, in seguito, nulla cambierà, non temere, la tristezza più profonda alberga nei cuori aridi, che non sanno comprendere le gioie della vita. Saprai rialzarti di nuovo, senza rimpianti.
Emma Fenu

TIMIDEZZA ED INSICUREZZA, La Posta delle Donne


Cara Emma, sono timida e non sono solita lasciarmi andare a confidenze. Mi blocco se devo parlare con più persone insieme e vivo con ansia il confronto con gli altri. Scontato è dire che questo carattere mi limita moltissimo e non mi permette di esprimermi al meglio. Hai un consiglio da darmi? Grazie, 
Maddalena

Cara Maddalena,
la timidezza in sè non è un difetto, ma una caratteristica che definisce una persona. Non è necessario, infatti, snaturarsi e diventare accentratori per ottenere gratificazioni e successo!
Il problema subentra quando la propria indole diviene un ostacolo alla comunicazione e ci si trova chiusi in barriere che ci si è costruiti nel tentativo di proteggere la propria fragilità e di celare la propria insicurezza.
Non sono mai stata timida, ma, da bambina, il giorno antecedente alla mia prima recita scolastica, in cui vestivo i panni della Madonna per via dei miei lunghi capelli, mia madre mi disse: “Il mio professore di latino ci insegnò a parlare in pubblico immaginando che il nostro uditorio fosse costituito da un campo di cavoli”. Ovviamente non colsi l’ironia della frase (ossia l'allusione alle teste di cavolo!), ma il senso profondo sì. Quando ci si esprime bisogna non temere il giudizio altrui, ma vivere serenamente il confronto, avendo consapevolezza dei propri limiti ma non dimenticando la bellezza delle proprie doti.
Emma Fenu

IL LAVORO È UN'UTOPIA?


Cara Emma, 
ho 30 anni, un’età in cui si tirano le somme e si fanno i bilanci. Ho una laurea in Lettere filologia e Letterature dell’antichità, ma lavoro come baby sitter, convivo con il mio fidanzato da 3 anni, vorremo sposarci e mettere su famiglia, ma come si fa? I soldi sono sempre troppo pochi, a stento paghiamo l’affitto di un monolocale. Forse sono stata una sognatrice e ho scelto un corso di studi che amo ma che non mi permette di essere economicamente indipendente. Tu che ne pensi? 
Abbiamo entrambe commesso un errore? Di sicuro non mancano le persone, famigliari inclusi, che sottolineano la mia “ingenuità”. 
Marta

Cara Marta, 
ti scriverò basandomi su esperienze strettamente personali, non ricorrendo a dati statistici inerenti all'occupazione, o meglio alla disoccupazione, in Italia. Oggi non ci sono corsi di laurea che garantiscono un lavoro, nel nostro Paese, neppure quelli sui quali, fino a pochi anni fa, tutti avrebbero scommesso una carriera radiosa e senza intoppi di sorta.
In primo luogo ti invito a rivalutare le tue potenzialità, scoprendo il tuo lato più versatile e creativo, al fine di cimentarti in campi affini al tuo e di metterti in gioco, con l’umiltà di imparare e la fierezza dei successi conseguiti.
Vivo all’estero, quindi non posso non consigliarti un’avventura simile alla mia, dalla quale non potrai che trarre arricchimento (io ti auguro anche sul versante monetario, ma mi riferisco, soprattutto, ad una crescita umana e professionale che ti permetterà di rendere il tuo cv più completo).
Infine, da donna che ha speso i suoi anni verdi nelle aule accademiche, prima come studentessa, poi come dottoranda, collezionando gratificazioni e delusioni, non posso non esprimerti la mia stima per il corso di studi che hai scelto.
Le parole, una dopo l’altra, urlate o solo sussurrate, cambiano il mondo.
Emma Fenu

LO SPECCHIO NEMICO, La Posta delle Donne.

Sono una ragazza cicciotella, le mie amiche spesso mi prendono in giro per come mi vestono gli abiti...ma la moda non è dalla mia parte! I pantaloni sono spesso aderenti e le maglie strette e lunghe mettono in risalto i miei rotolini sui fianchi... Come posso fare per migliorare il mio aspetto?
Michela

Cara Michela,
immagino tu sia molto giovane e non abbia, pertanto, ancora acquisito sufficiente sicurezza nella tua femminilità, che non si misura in centimetri di carne e di stoffa.
Ci sono accorgimenti ed astuzie per valorizzarsi, puntando sui propri pregi e occultando i difetti, per esempio scegliendo un vestito stile impero, se si ha la pancetta, o uno con modello anni ’50, se si hanno fianchi importanti. Tuttavia, alla bellezza canonica io preferisco il fascino e la personalità, che trasmettono eleganza, mai ostentata, ma naturale, e solarità. E’ banale, ma vale la pena ribadirlo: nessun accessorio è più catalizzante di un bel sorriso. Ti consiglio un libro scorrevole e piacevole, scritto dalla modella Elisa D'Ospina: "Una vita tutta curve", di cui ti linko la mia recensione. 
Emma Fenu

"Il timore dell'altrui giudizio" La Posta Delle Donne.



Cara Emma,
ecco la mia storia.
Ho 53 anni, due figli grandi, un posto da segretaria, una casa in periferia.
Un marito distratto e un amante altrettanto distratto. Cerco attenzioni, comprensione, ma non trovo nessuno che voglia ascoltarmi. Ho alcune amiche, ma sono sicura che non capirebbero e mi condannerebbero, quindi non mi confido. Ti scrivo perché non mi conosci e non mi puoi giudicare. Non mettere il mio nome, per favore.
Senzanome

Carissima,
ripercorriamo insieme la tua brevissima lettera.
Inizi con il fornire solo alcuni dati schematici, ma la loro successione rivela molto più di quanto scritto. 
Ricorri, inconsapevolmente, ad un climax.
Sicuramente, a seguito di un bilancio della tua vita, si deduce che sei soddisfatta dei tuoi figli, del tuo lavoro e del tuo status economico. Sul versante sentimentale, invece, la questione si complica: ti senti non amata come moglie e, persino, come amante. Le due figure maschili si confondono in una, etichettate da un solo aggettivo, ripetuto.
Ma non è il punto cruciale: non sono gli amori a tormentarti, quanto l’assenza di comunicazione, di comprensione, di empatia.Temi l’altrui giudizio e questo ti impedisce di costruire relazioni sincere. 
Perdonati, per prima, e, per essere compresa, inizia con l’ascoltare chi ti circonda, iniziando da tuo marito. Ti sentirai meno sola o, almeno, avrai tentato, e potrai, allora, voltare davvero pagina.
Emma Fenu