Questo blog raccoglie le poesie delle utenti del gruppo facebook "Letteratura al Femminile".
domenica 3 luglio 2016
"HAIKU 125" di Marina marini Danzi
HAIKU 125
Stralci di sole
nel grigio della vita
Piccoli fiori
Marina marini Danzi
sabato 2 luglio 2016
"CHIEDO SCUSA AL CASO SE LO CHIAMO NECESSITA'..." di Wislawa Szymborska
"Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria.
Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo.
Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.
Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.
Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.
Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d’acqua.
E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia,
immobile con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto,
assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato.
Chiedo scusa all’albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.
Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.
Verità, non prestarmi troppa attenzione.
Serietà, sii magnanima con me.
Sopporta, mistero dell’esistenza, se strappo fili dal tuo strascico.
Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado.
Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.
Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna.
So che finché vivo niente mi giustifica,
perché io stessa mi sono d’ostacolo.
Non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche,
e poi fatico per farle sembrare leggere."
Wislawa Szymborska
"TANTO TEMPO FA" di Vincenzo Patierno
Tanto tempo fa
In una giornata d’autunno, di una lontana epoca non precisata, un viandante, oramai non tanto giovane, del quale non si sapeva ne da dove venisse e ne chi fosse, anche se il suo nome che era Antonio non si sa come si conoscesse, dopo aver trovato riparo tra le mura della chiesa della SS. Maria dell'Assunta raccolse le sue poche cose e il bastone con cui accompagnava i suoi passi e si incamminò sul sentiero che dalla Valle dei Mulini conduce ad Amalfi, attraversando monti e boschi. Durante il tortuoso cammino, dove esso costeggia i corsi d’acqua e cascate, si pensa che abbia lasciato i suoi pochi averi. Giunto nella cittadina amalfitana si diresse verso una piccola spiaggia, lì assorto nei suoi pensieri passeggiò a lungo sulla battigia dove le onde si infrangevano dolcemente e lo sciabordio risultava un dolce canto che gli rievocava trascorsi lontani, mentre lo sguardo era perso all’orizzonte e nell’immensità del mare. L’oro del tramonto lambiva il cielo quando Antonio, che era da un bel po’ che era lì, decise di proseguire il suo cammino, ma ad un tratto la sua attenzione fu rapita da una misteriosa figura che emerse dalle acque e incominciò a nuotare nella scia di luce verso la spiaggia. L’uomo divenne marmoreo mentre i suoi occhi erano increduli per ciò che vedevano: Una sirena. Ella, di bruna carnagione, aveva i capelli, di un intenso corvino, adornati da coralli di varie sfumature che le scendevano fin su i seni, il colore degli occhi era tutt’uno con quello del mare e l’argentea coda luccicava in esso. Giunta in prossimità della riva porse a l’uomo la mano, adornata da bracciali di conchiglie, invitandolo a seguirlo con voce suadente e un sorriso ammaliante che le riempiva l’ovale viso. Antonio, dapprima titubante, entrò in acqua e prese la mano della marina fanciulla iniziando a nuotare con lei. Oramai lontani i due si immersero nel ventre degli abissi, nel tempo in cui gli ultimi istanti di tramonto scomparivano all’orizzonte. L’uomo non fece più ritorno e tantomeno non si seppe più nulla di lui. Una leggenda di pescatori narra: Che nelle notti di luna piena si possono scorgere Antonio e la sirena danzare tra le onde del mare…
VINCENZO PATIERNO
"NELLA MENTE" di Annamaria Bortolan
NELLA MENTE
TROPPA LUCE, STASERA.
È GIÀ ESTATE.
I GELSOMINI ODOROSI
SI AVVINGHIANO STRETTI.
DA UNA BOTTE IN TERRAZZA
OGNI FIORE SI AFFACCIA
PENZOLANDO NEL VUOTO.
NELLA MENTE LA NOTTE.
HA I CAPELLI SOTTILI
LA MIA ANIMA ANZIANA,
IL SUO BUIO PRECOCE,
LA SUA ALBA LONTANA.
FILI BIANCHI SUL CAPO,
FRA LE DITA LA LANA
CHE A DIRITTO E ROVESCIO
SI RITORCE CON GLI ANNI.
NELLA MENTE GLI AFFANNI.
TROPPA LUCE D'ESTATE.
IO AMO
CIÒ CHE È GREVE E NOTTURNO,
LA NEVE CHE CONGELA
L'ISTANTE
MI SOLLEVA DAL NIENTE,
DALLE MOLTE CADUTE.
NELLA MENTE HO L'INVERNO.
A DIRITTO E ROVESCIO
IO RATTOPPO I MIEI ANNI:
SI SFILACCIA LA LANA,
IL RICORDO È UN INFERNO.
ANNAMARIA BORTOLAN
"MAMMA PER ME E' SINONIMO DI TUTTO" di Sara Basili
Mamma per me è sinonimo di tutto
Ho tanti, tantissimi ricordi legati a mia madre.
Mi ricordo i suoi applausi quando recitavo le prime poesie, per lei ero come Pascoli nonostante inciampassi sui verbi e inventavassi ciò che non ricordavo.
Mi ricordo le sue lacrime durante le recite scolastiche, di solito facevo piccole comparse, per lei però, ero la nuova Loren.
Mi ricordo la sua emozione durante il coro di fine anno, ero stonata, impacciata, mi nascondevo nelle ultime file, per lei ero meglio della Ricciarelli.
Mia madre, il bacio della buona notte e quello del buon giorno.
Mia madre, la sua mano nella mia quando il buio mi faceva paura.
Mia madre, giovane e sola con due figli, passava l'estate così, mentre papà era fuori per lavoro.
A lei non pesava, si faceva coraggio, sorrideva e andava avanti.
La mattina presto preparava la colazione per me e mio fratello, ci vestiva, e carica di borse e giochi ci portava in spiaggia.
Mia madre che non ha mai cenato fuori casa con le amiche perché "lasciarci senza cena" stava brutto.
Mia madre, i grembiulini sempre puliti e stirati, la colazione nella cartella, i libri tutti con le "copertine".
Mia madre che tutte le sere da quasi trent'anni prepara il "pranzo da viaggio" per papà, con la stessa costanza e lo stesso amore della prima sera.
Mia madre che è il calendario di famiglia, ricorda compleanni, anniversari; la data di nascita di cane, gatto e canarino.
Mia madre che non ha saltato un incontro con i professori, un evento, una recita, una festa di compleanno.
Mia madre che ha sopportato i miei cambi di umore, la mia adolescenza, i miei pessimi ex, le amicizie sbagliate, le mie diete incompiute, i licenziamenti, gli insuccessi, i fallimenti.
Mia madre è sempre la prima a farmi gli auguri di compleanno. Da piccola un minuto dopo la mezzanotte veniva a darmi un bacio, crescendo mi preparava una torta, adesso è il primo sms che ricevo.
Mia madre che non ha mai alzato la voce davanti a mio padre.
Mia madre che segue la moda ma senza esagerare, perché una mamma deve vestirsi da mamma.
Mia madre che si compra una maglia all'anno.
Se le dico che è bella, me la regala; se le dico che è brutta, finisce per non metterla più.
Mia madre che fa colazione a casa perché al bar costa troppo.
Mia madre che una volta a settimana ti chiama e fa:
<< Ti servono i soldi? >>.
Mia madre che ha visto soffrire i suoi genitori, ha visto la malattia e poi la morte.
Nonostante fosse a pezzi continuava a rimettere insieme i nostri.
Mia madre che si rivolge ancora con i termini "Signore" e "Signora".
Mia madre che ha tanta pazienza, troppa.
Lei è all'antica, ai suoceri si da del "Voi" .
Mia madre che la domenica prepara il caffè per papà, con tanto di servizio in camera.
Mia madre che la domenica cucina per tutti, menu ben in mente.
Perché mio fratello non ama le verdure, lei lo sa.
Io non mangio carne, se lo ricorda.
Papà deve prendere le medicine prima di pranzo e lei lo avvisa.
Un anno fa ho deciso di andarmene da casa.
All'inizio sembrava quasi sollevata ma sapevo che in cuor suo soffriva.
E infatti chiama due volte al giorno, chiede se ho bisogno di aiuto per pulire la casa.
<< Ti stiro io i panni, dài! >>
<< Vado a fare la spesa, ti serve qualcosa? >>.
Mi piace questa mia indipendenza.
Mi piace avere 25 anni e preoccuparmi delle bollette, della spesa, del pranzo e della cena.
Quando sono triste però, quando tutto crolla, è mia madre che chiamo.
Perché mamma è il nido, la sicurezza, la mano sempre tesa, l'abbraccio che non mancherà mai.
La odio mia mamma a volte, perché siamo uguali ma non voglio ammetterlo.
Ci somigliamo non soltanto nell'aspetto ma anche nel carattere.
Quello che mi ha emozionato oggi, non è il ragù che neppure mangio.
Quello che mi ha commosso, è il suo pensiero costante per noi figli.
Perché mamma può far tardi al lavoro, può perdere un treno o un aereo, se noi abbiamo bisogno di lei; lei interviene.
Perché se a 16 anni le dicevo con arroganza << Lasciami stare! >>,
adesso la invito a restare.
Perché puoi costruire una casa grande, bella, luminosa ma se non hai una buona struttura portante, non vale niente.
Ecco, mia madre, è una perfetta struttura portante e io non voglio far crollare la nostra casa, né ora né mai.
M come MAMMA!
SARA BASILI
venerdì 1 luglio 2016
"A TE CHE HAI CURATO LE MIE ALI SPEZZATE.." di Maria Grazia Maraucci
A te
che hai curato
le mie ali spezzate
e mi hai permesso
di riprendere
il volo...
grazie...
a te
che hai fatto
di me
quella che io
oggi sono...
a te
che mi hai preso
la mano
restituendomi alla vita...
mentre la tua
sfuggiva!
grazie...
a te
per avermi insegnato
a volare in alto
e a permettermi
di "vedere"
non solo di "guardare"...
grazie...
a te
per la forza
e il coraggio
che hai saputo
donarmi...
grazie...
per la tua
lealtà, bontà
il tuo sorriso
che è oggi
è il mio sorriso!
grazie
per aver colorato
la mia vita...
( Maria Grazia Maraucci )
che hai curato
le mie ali spezzate
e mi hai permesso
di riprendere
il volo...
grazie...
a te
che hai fatto
di me
quella che io
oggi sono...
a te
che mi hai preso
la mano
restituendomi alla vita...
mentre la tua
sfuggiva!
grazie...
a te
per avermi insegnato
a volare in alto
e a permettermi
di "vedere"
non solo di "guardare"...
grazie...
a te
per la forza
e il coraggio
che hai saputo
donarmi...
grazie...
per la tua
lealtà, bontà
il tuo sorriso
che è oggi
è il mio sorriso!
grazie
per aver colorato
la mia vita...
( Maria Grazia Maraucci )
"UN'ORCHIDEA" di Izabella Teresa Kostka
Un'orchidea
Alberate le tue braccia ombrose
accarezzano le malinconie,
i corvi solitari di troppe assenze,
annidate, paurose tristezze.
Insemina la mia terra.
Un groviglio di radici, le dita
che sprofondano nella carne,
le labbra gravide di lussuria
posate sull'intimo fogliame.
Si schiudono i seni
come un ciliegio in fiore.
Fammi germogliare,
sbocciare sul tuo tronco
come una corolla,
un'orchidea.
Izabella Teresa Kostka
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