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venerdì 3 giugno 2016

'IL BENVENUTO PIU' BELLO" di Roberto Colonnelli



Il benvenuto più bello
è quando ritorni a casa
e qualcuno ti viene
incontro con un sorriso.

Roberto Colonnelli

"HAIKU 98" di Marina Marini Danzi



HAIKU.98

Lieve farfalla
dura solo un sole
Fragile vita

Marina Marini Danzi

"BEATRICE" di Ilaria Biondi



BEATRICE

Sbocciano palpiti di stelle
sulle tue palpebre quiete di foglie
tintinnanti.
Trema l'abbaglio carnoso
della rosa arrotolata
che lieve aggancia
il tuo battito di pioggia paziente.
La rugiada irresoluta
sbianca stille di memoria odorosa
nel ventre nuvoloso dell'oleandro giallo
mentre dondola
la pupilla morbida del crepuscolo
sulla tua chioma scalza
di vento e perla
che si impiglia scarlatta
ai sentieri di farfalle antiche.

L'unghia del tempo punge
feroce
il respiro fiorito
del tuo orizzonte in volo.
Agghiaccia la notte
il silenzio sigillato delle tue ali
che la pupilla gonfia del sole
non arriva a trafiggere.
Gli orli del cuore
si piegano di marmo
sull'ombra inerte dei pensieri incisi.

Ma il canto dorato dell'Alba
scioglie la sua veste di baci
sulla tua fronte velata

gocce di sussurri e luce
fecondano
i tuoi labirinti di nebbia riarsa

l'onda materna della luna
carezza i tuoi petali
stanchi

sospesa è l'attesa
ora
comincia il cammino.

Dedicata a Beatrice, la protagonista del romanzo "Un secondo lungo una vita" di Lisa Molaro

"E CADI E TI RIALZI" di Santina Gullotto

E CADI E TI RIALZI
E cadi e ti rialzi
in quest’altalena di fatti e di misfatti
E torni indietro con la mente
mentre laceri il cuore per chi
non capisce ne le azioni ne parole
portate via dal vento.
E vedi allontanare gli anni
che avevano il vigore dei vent’anni...
T’affanni per carpire qualcosa
che fa dei tuoi giorni l’inferno sulla terra...
E lì nel tepore del vento
che dolcemente accarezza la pelle
e libera i capelli in quella danza
che fa dell’amarezza d’ogni giorno
un canto di dolcezza
mentre la musica con delicate note
riempie ogni angolo dello spazio che t’avvolge
sospiri ineffabili si fan strada lì nell’anima
dove riposa ogni ricordo
che ha fatto dei giorni del passato
giorni tristi e felici nello stesso tempo....
E fermare lo sguardo lì
su quella foto dove sorridevi
mentre nascondevi il dolore
che trapassava inevitabilmente il cuore...
E cadi e ti rialzi e proprio per questo
che torni ogni giorno a vivere
vai verso quella luce sicura
che ti attende verso l’infinito... @Santina Gullotto

mercoledì 1 giugno 2016

"CHIUDI GLI OCCHI" di Marina Marini Danzi



CHIUDI GLI OCCHI

Chiudi gli occhi
senti come profumano le rose
e il bianco gelsomino
nella frescura della sera
E sotto e insieme
l'odore della terra bagnata
dell'erba appena tagliata
E' quasi estate
fiori di zagare
tempo d'amore
cosi' cantano le cicale impazzite
Chiudi gli occhi
senti gli altri mille profumi
i ricordi del tempo
Il pane e il primo bacio
Un sapore speciale
Chiudi gli occhi
come quando eri bambino
e giocavi sul mare
odore di alghe
e di elicriso
Sapore di mare e di sale
Anche il sole ha un profumo diverso d'estate
Dormi
Non ti svegliare

Marina Marini Danzi

"SBAGLIATA" di Daniela Tuscano



SBAGLIATA

E poi ci son quelli che “madri di maschi, educate i vostri figli”.
E son quelli e quelle.
(La misoginia è interiorizzata dalle vittime, si sa.)
Perché se lui è così cattivo, la colpa è della madre.
Non è stata attenta.
Non è stata brava.
Non gli ha insegnato a rispettar le donne.
L’ha servito troppo.
Gliele ha date tutte vinte.
L’ha considerato il suo bambino.
Il suo re.
Il suo mondo.
Sì, la colpa è sua.
Della madre, ancora della madre, sempre della madre.

E ci son quelli, e quelle, che dimenticano:
che la madre è stata figlia.
Ed è stata bambina, scolara, studentessa.
Forse laureata.
E a scuola, sui libri, sui media
Ha imparato che doveva servire il maschio.
Che bisognava dargliele tutte vinte.
Che era un re.
E tutto il mondo.
Così fanno le donne per bene – le hanno detto.
Altrimenti.
Una donna senza un uomo è incompleta.
Anzi, inutile.

Perché nei testi scolastici, nei libri di grammatica, nelle vie e nelle piazze, nella grande storia
Ricorrono solo nomi maschili.
Lei non c’è - non deve esserci.
Lei è, al più, un’appendice muta.

Questo ha imparato, quella madre di maschi.
Questo doveva imparare.

Ma adesso ci son quelli, e quelle, che glielo rimproverano.
Non sei stata brava, non sei stata attenta.
Gli hai impartito i valori che noi ti abbiamo inculcato.
Dovevi farlo.
Ma dovevi pure insegnargli a rifiutarli.
(Senza farti scorgere, sia chiaro; sia mai tu sovverta l’ordine stabilito; sia mai ti diano della femminista.)
Non sei stata onnipotente.
Senza la forza dell’onnipotenza.
Vergogna, madre di maschi.
La madre, ancora la madre, sempre la madre.

E ci son quelli, e quelle, che mai si volgono ai “padri di maschi”.

I padri sono innocenti a prescindere.
I padri sono i capi.
I padri sono i re.

Eppure sono stati i padri
- Padri di maschi, figli di maschi –
Che nei secoli hanno costruito un mondo
Di escluse e privilegiati.

Sono stati i padri
- Padri di maschi, figli di maschi –
Che hanno redatto libri, fondato scuole, predicato, edificato
Una società fondata sul disprezzo della donna,
Sulla sua assenza e il suo asservimento.

Dovrebbero trovarsi loro, oggi,
Sul banco degli imputati.
Almeno, accanto alle madri.

Ma non funziona così.

L’educazione è roba da madri. (Ma non chiamatela pedagogista, quel titolo è riservato agli uomini.)
La colpa è delle madri.
La colpa è delle donne.

Non sono i maschi a doversi rieducare, sono le donne a doversi difendere.

“Donne, denunciate i vostri aguzzini!”
(Anche se non vi credono mai, anche se gli basta simulare l’infermità mentale, anche se li rilasciano subito, anche se li assolvono col cuore e con le parole: parole maschili: raptus, eccesso d’amore, passione, ecc.)

Solo quando vedrò i padri
Richiamati alle loro responsabilità
Allora sì, potrò credervi.

Ma finché leggerò le accuse alle madri, ancora alle madri, sempre alle madri

Vi chiamerò ipocriti e ipocrite,
Servi e serve del sistema,
Sepolcri imbiancati,
E le vostre figlie e i vostri figli
Torcano il viso da voi.

© Daniela Tuscano

"LA MIA VOCE OLTRE IL CIELO" di Mariagrazia Maraucci

In uno di quei pomeriggi, trascorsi lì, con le zie, la noia prese il sopravvento. Presi la mia bici e feci lunghi tragitti. Mi fermai nei pressi di un torrente e rimasi lì a osservare quell'acqua che scorreva così melodica, ascoltavo lo scrosciare: era di una musicalità unica, non perdeva mai il suo ritmo, incessante e impetuoso. Pochi giorni prima, c'era stato, un temporale "estivo" e il torrente era in piena. Mi accorsi che intorno a me, tutto appariva con colori e musicalità, diversa. Cominciavo a ricredermi che la vita fosse una cosa meravigliosa. Il creato un mostro meraviglioso.Sino ad allora non avevo apprezzato tutto ciò: tutto mi era apparso riciclato e "sapeva di usato". Sentii che qualcosa piano, piano in me
stava cambiando, in meglio. Cominciai a credere fermamente nella vita, in tutte le sue svariate forme. Una sensazione, unica! Stavo imparando a capirmi, ad ascoltarmi e a non limitarmi solo all'evidenza. Quel pomeriggio lo passai a riflettere, ad ascoltarmi, a considerare l'istinto un amico.Lessi tra le righe del meraviglioso libro, che è la vita. Capii che la vita è una lotta continua e bisognava viverla, affrontarla. Adesso sentivo che la vita si "impossessava" di me ed era bellissimo. Provai ad ascoltarmi...adagiai la bici a terra e cominciai a correre e respirare quell'aria,carica di emozioni e sensazioni uniche che avvertivo. Tornai a casa, mi buttai sotto la doccia e lasciai scorrermi l'acqua su di un corpo che sembrava sino ad allora, non essemi appartenuto, era nuovo, rigenerato. Una commozione profonda mi prese la gola, in un attimo lacrime di gioia
bagnarono il mio viso...

(Maria Grazia Maraucci)