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mercoledì 2 settembre 2015

"IL MIO DOMANI" di Luisa Simone



(Dedicata
A SARA
Mia figlia)

(IL MIO DOMANI)


Notte..
Ma non
Dormo...

Tra questo.vento..
Carezza..
Distratta..
Di tempo..

Penso
Al mio..
Domani

Guardo tutto..
In salita.

Piu'..
Bella ..
Si fa"...

La mia..
Partita.

Il mio
domani..
Si..

Il mio
domani..

Lo afferrero"..

Con la forza..
Della vita..

Lo costruiro"
Con la..
Fatica..

nessuno..
Deve..
Dirmi...

Che. ci sono..
Riuscita..
Perché. .
Sono..
Tua..
Figlia
È piu"..
Bella..
La mia citta'..
Di notte...

Dormono..
Tutti..
.................
Meno..
I. .
Miei..
............
...............
Occhi.

(Luisa Simone)

"STONES" di Marilena Viola



STONES

Ho raccolto pietre di mare
sulla sabbia della tarda primavera.
Le ho scrutate bene,le ho ammirate,
lavate bene bene e ripulite
nell'acqua di cristallo e acquamarina.
Hanno ripreso subito colore:
variegate,verdi,blu,rossicce e nere.
Vi ho letto varie forme:
visi,piedi,Madonne,geometrie,
cuori,colombe
ed ho pensato:
non è solo il mare!
Con loro chiacchiera in continuazione!
Perciò è sempre vivace e brontolone!
Riferisce alle sue tante amiche colorate
che stanno lì ferme ad aspettare
ed essere da lui cullate,
quello che ha visto l'onda giù nel porto,
lì nella baia e lì a mare aperto.
".......C'era un grosso pescecane,
che avrebbe spaventato un dì i bambini!
Allora l'ho trascinato via,
l'ho spinto sotto negli abissi marini!.....
........e poi ho visto una flottiglia di alici
che passeggiavano tranquille in alto mare;
le ho accompagnate proprio qui vicino,
a portata di esche e reti tese!
Sapete....io ho molto da fare in questi giorni....
devo pulir la spiaggia,
arrotondarvi,
spianare,
perché i bambini possano giocare!
Quest'anno ho in mente belle novità!
Vedrete ci divertiremo quest'estate!....."


Lo sento anche da casa,lì a due passi,
il suo andare e venire,
la sua rabbia,la sua calma
e la sua spuma,
che sembra una coppa di champagne,
una bottiglia azzurra appena aperta
che trabocca gioia e felicità.

M.Viola

"SI PUO' SMETTERE DI FUMARE, DI BERE" di Beatrice Lena

Si può smettere di fumare, di bere
di ingrassare, di fare la dieta,
di andare in discoteca, di stare chiusi
in casa, di giocare a poker
di guardare il calcio in TV, di andare
in trasferta, di comprare le scarpe
di mettersi il profumo, di andar
dal parrucchiere, di fare le pulizie
di primavera, di cantare al karaoke,
di suonare la chitarra con gli amici,
di fischiettare sotto la doccia, di fare
scena muta, di usare l’auto nel
weekend, di lamentarsi del traffico,
di parcheggiare in doppia fila,
di alzarsi presto, di dormire fino a
tardi, di dormire al cinema, di essere
puntuali, di arrivare sempre in
ritardo, di fare regali alla fidanzata,
di stressare il fidanzato, di aver
mal di testa, di andare in rosso,
di affannarsi, di intristirsi, di annoiarsi,
di sentenziare, di mandare SMS,
di scrivere romanzi, racconti e poesie.
Si può smettere di smettere,
ma non si può smettere di leggere.

BEATRICE LENA

martedì 1 settembre 2015

"SETTEMBRE" di Luisa Simone



SETTEMBRE

L'estate..
Ancora. .
...mi accarezza..
..
Ma..
comincia..
Ad..
essere..
Leggera.


La sua..
Carezza.

Forte..
Sento..
Tanto..
Forte..

Invece..

La tua..
Assenza.

Era settembre.
Ricordi?

In metro..

È bastato..
Uno sguardo. .

Ti ho subito
Amato.

Da..
Quel giorno. .

Il nostro amore
È. ..
Cominciato..

Ci soffiava..
Dentro..

Come..
Il vento..

Durante..
Una tempesta.

Il nostro
sentimento ...

Un attimo
Un soffio
Di magia...

In questa
Mia..
vita...
Che..
Ancora sento.

Come...

In questo. .
Momento..

Che
La...
Stringo...

Combattendo..

Inutilmente.

Con..
Il vento.

Con il tuo..
Pensiero.
..............
Sei
Il.mio....
Dolce...
Veleno..
Che..
Sorseggio. .

Avida...
Adesso.

Settembre. .
Ti odio..

E ti..
Amo..

Allo...
Stesso..
Tempo.

(Luisa Simone )

"A MEZZOGIORNO DEL MONDO" di Cristina Sferra



Recensione di “A mezzogiorno del mondo (una storia d’amore)” di Cristina Sferra (di Luca Paganucci)

“A mezzogiorno del mondo (una storia d’amore)” è un racconto di poche decine di pagine realizzato in ebook.
La storia racconta di un gruppo in viaggio a Cuba, luogo dai colori vivaci, in cui nasce la storia d’amore tra Guglielmo e l’io narrante, la cui particolarità è quella di essere piuttosto una voce fuori campo che racconta una storia che mi è sembrata distante nel tempo.
Forse è stato proprio questa particolarità, unita al fatto di non conoscere il luogo in cui si svolge l’azione, a far sì che non mi sentissi trascinasse dalla narrazione.

CRISTINA SFERRA

"OLTRE IL CIELO" di Maria Grazia Maraucci

Oltre il cielo...
E' stato un risveglio traumatico...sì mi sono svegliata nel tuo letto di stanza: "Terapia Intensiva", senza capirne il motivo, cara Rossella! Mi sono ritrovata, nello stesso letto e nello stesso posto, di quel 21 Luglio 2011, dove trascorsi con te, l'intera notte, senza darmi pace...sapevo che, da lì a poco, ti avrei persa. I tuoi colleghi furono costretti a confermarmelo. Ed io, cosa ci faccio io? Mi guardo attorno frastornata: vedo solo un infermiere e un medico che mi chiede: " Come si sente? Ha dormito, tanto!" "Adesso beva questo, altrimenti, anche stamane, saremo costretti a rimetterle, il sondino...evitiamolo". Non capivo a cosa si riferissero, ricordo solo di aver bevuto della robaccia nera ( carbone attivo). Al mio risveglio, chiesi il motivo per cui mi trovassi lì, in quel posto, a me sconosciuto. Mi spiegarono che mi trovavo in terapia intensiva ( reparto rianimazione ), per intossicazione di non meglio specificata sostanza, oltre quella ritrovata nel sangue ( diazepam ).
Ancora frastornata, incredula, forse mi addormentai o persi, nuovamente i sensi. So solo che, al mio risveglio, mi ritrovai con una consulenza " psichiatrica". Mi fu chiesto il motivo dell'insano gesto, da me compiuto :ingestione, di una non precisata, quantità
di barbiturici. Spontaneamente, risposi: "Non vedete il mio burka? Ah, capisco, avete ragione, è invisibile!".
Il dottore mi osservò e capì, immediatamente, il mio problema.
Dopo il colloquio, rividi la mia vita, come in un "flash"...
Sì, avevo tentato di levarmi la vita, perchè mi sentivo in una "gabbia dorata", senza alcuna via d'uscita...
Alessandro, senza accorgersene, per il suo modo di vedere e l'educazione ricevuta, mi aveva levato dignità e autostima.
Mai nessuno, sino ad allora, mi aveva imposto, cosa potessi fare. 
Lui limitava la mia libertà di spirito. Una libertà da lui fraintesa!

MARIA GRAZIA MARAUCCI

"FIGURE DI DONNE ORAZIA" di Maria Pace



FIGURE di DONNE

ORAZIA

Ci sono nomi, miti e leggende che si ricordano fin dai banchi di scuola: Orazio Coclite, Muzio Scevola, Clelia... gli Orazi e i Curiazi... Chi non li ricorda?
Ma quanti ricordano, ad esempio, la tragica figura di Orazia Claudia, sorella di quell'Orazio vincitore dell'epico duello?
Per chi l'avesse dimenticato, stiamo parlando dell'episodio che pose fine alla guerra tra Roma ed Albalonga, al tempo di re Tullio Ostilio.
Ricordiamo bene che per porre fine alle ostilità si decise di affidare le sorti delle armi dei due eserciti ad un unico, semplice duello fra tre giovani gemelli romani, gli Orazi e tre giovani gemelli albalongani, i Curiazi.
Sappiamo che da un primo violento scontro due degli Orazi ne uscirono senza vita e che i tre Curiazi, pur feriti, si trovarono a fronteggiare un unico avversario. Sappiamo anche come quest'ultimo riuscì a mettere nel sacco gli avversari, fingendo di fuggire ed affrontandoli uno per volta e uccidendoli tutti e tre.
Ma che cosa accadde dopo?
Spesso le leggende tacciono su certi aspetti o particolari. 
La leggenda degli Orazi e Curiazi ha preferito tacere sulla grande, ma contrastata e negata storia d'amore tra uno dei Curiazi ed Orazia Claudia, sorella degli Orazi. Era una profonda storia d'amore che avrebbe anche potuto dare un epilogo diverso alle ostilità fra le due città, se la politica della nuova nascente potenza non fosse stata quella della conquista.

Tornando a Roma da vincitore e con addosso le spoglie dei vinti, Orazio si imbatté nella sorella in trepida attesa, divisa da opposti sentimenti.
Alla vista dei trofei sulle spalle del guerriero vincitore, la giovane non riuscì a trattenere il proprio disperato dolore. Affrontò il fratello con accenti di rimprovero così aspri da costringerlo a sfoderare l'arma, la stessa con cui aveva difeso Roma e ad ucciderla.
Un atto fratricida punibile con la morte per la Legge di Roma.

Orazio, infatti, fu condannato a morte. Il giovane, però, si appellò al popolo di Roma, che già aveva decretato Il Trionfo ai vncitori e il popolo lo assolse e gli evitò la scure.

E non bastò! Il padre della sventurata ragazza le rifiutò esequie e tomba e permise che la si seppellise là dove il fratello l'aveva uccisa e la si ricopresse di terra e sassi gettati dai passanti... comportamento di spartana memoria!
Questa figura, il superstite Orazio, però, che ha esaltato tante generazioni sui banchi di scuola per il suo eroismo, è stato da molti storici riportato oggi alla sua giusta dimensione.
Allora il Popolo era ancora davvero sovrano, ben lo sappiamo. Come sappiamo che, in realtà, quell'episodio appartiene più alla leggenda che alla Storia, poiché la città di Albalonga finì rasa al suolo e il suo Re messo a morte.

Albalonga... la città degli Avi, fondata da Ascanio, figlio di Enea, da cui Roma si vantava di trarre i natali!... Già! Dopo averla rasa al suolo!.

MARIA PACE