Scesi in strada dopo aver lasciato al portiere la chiave della stanza. Prenotavo sempre nello stesso albergo da anni ogniqualvolta la nostalgia dei miei luoghi mi prendeva rendendo dolore il desiderio del ritorno. L'albergo sorge nella strada dietro la mia scuola di un tempo, tra le belle case romane del quartiere Trieste; piccolo, familiare, accogliente e non molto caro, il che non guasta.
Il tepore del sole del primo mattino, filtrato dalle chiome degli alberi, mi accompagnò insieme al profumo di alberi e fiori sino alla fermata dell'autobus. Avevo deciso che sarei andata dal parrucchiere in via di Ripetta, per un bel taglio. Come è difficile trovare un bravo parrucchiere che sappia maneggiare con perizia le forbici! Può sembrare un dettaglio poco significativo questo, ma in realtà noi donne siamo totalmente dipendenti da chi cura le nostre chiome, folte o meno che siano.
Mi misi in attesa alla fermata per Piazza San Silvestro ed allungai lo sguardo per vedere se il mezzo si profilasse all'orizzonte: nulla. Per ingannare il tempo mi guardai intorno. Lo facevo sempre perché ogni volta che mi trovavo alla fermata di un bus mi veniva in mente Marcovaldo. Avevo letto il brano di Calvino ai miei alunni un giorno ed ero rimasta affascinata da questo personaggio e dall'ingenuità delle sue osservazioni. Non che volessi vedere anch'io un funghetto che nasce in città, ma speravo di potermi sorprendere per qualcosa in un mondo ormai reso spento e banale. Insieme a me aspettavano varie persone. Una signora cilena con la quale avevo scambiato qualche battuta, un'anziana signora con le guance arrossate da un fard acceso che accentuava le rughe di un bel volto ormai maturo, un bambino che piangeva e strillava tirando la gonna di una mamma indifferente alle sue richieste. Fu proprio lei a farmi capire che il bus stava arrivando. Prese in braccio il piccolo che si strofinava il nasino umido di lacrime sul dorso della manina e si sporse verso l'esterno. Salimmo. .....
CLOE SEI
Nessun commento:
Posta un commento