Logo blog

Logo blog
Visualizzazione post con etichetta ragazzi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ragazzi. Mostra tutti i post

mercoledì 22 aprile 2015

"Colpa delle stelle" recensione di Chiara Minutillo.


"Gus ha indicato con un cenno in basso, dove le ombre dei rami si intersecavano e si dividevano sul cemento.
«Una così bella metafora» ha mormorato. «L’immagine in negativo delle cose che si uniscono e poi si separano.»"
Hazel ha sedici anni. É sopravissuta ad un tumore alla tiroide, ma porta ancora i segni della malattia, mentre i suoi polmoni si affannano per mantenerla in vita, per non far cessare in lei il respiro, l'alito della vita che le permette di esistere. La sua vita é un'incognita. Ogni giorno potrebbe essere l'Ultimo Giorno Buono.
Augustus ha diciasette anni. É sopravvissuto ad un'osteosarcoma. Ha perso una gamba, ma ora é tornato ad essere sano, forte, a prendere la vita con ironia e con intelligenza.
Due strade destinate ad incrociarsi e poi a separarsi.
Quando l'amore nasce nel bel mezzo dell'imperfezione, e di essa si alimenta; quando l'amore é in grado di procedere oltre le apparenze, per toccare da vicino ció che é vero; quando l'amore sa alzare il suo vessillo, combattere senza mai arrendersi; quando l'amore scava nel tuo cuore, alla ricerca del difetto che ti rende reale, alla ricerca del sacrificio che ti rende apprezzabile; quando l'amore muore, ma non finisce di esistere; quando Augustus si innamoró di Hazel e Hazel di Augustus.
"Colpa delle stelle" narra una storia di malattia, sofferenza, coraggio e soprattutto amore. Una storia scritta semplicemente per descrivere una realtá atroce e difficilmente accettabile. Un romanzo in grado di commuovere, di smuovere sentimenti profondi, di far riflettere sulla vita e sul suo procedere in modi strani, a volte inspiegabili, con una logica tutta loro che spesso non comprendiamo, come se tutto fosse giá scritto, come se tutto avesse il potere di cambiare, a suo piacimento, in bene o in male, quando meno te lo aspetti.
"La vita é un brivido che vola via, é tutto un equilibrio sopra la follia." (Vasco Rossi)
Chiara Minutillo

mercoledì 21 gennaio 2015

Intervista a Rosa Bizzintino, autrice del libro “Mille bolle”, a cura di Rosaria Andrisani.

Cari lettori di Passione Lettura, oggi conosciamo meglio Rosa Bizzintino, autrice di “Mille bolle”, un libro di favole dalla scrittura scorrevole e chiara, che allieterà i più piccoli, ma piacerà anche ai grandi perché, in fondo, ognuno di noi, a volte, vuole ritornare un po’ bambino. La gallina Cloe, l’anatra Lilly, la capretta Belà, il bambino di nome Mirto e tanti altri personaggi ci accompagneranno in questa magica raccolta di racconti e ci apriranno le porte del regno della fantasia. Ma ora lascio la parola a colei che ha scritto il libro… 

1- Buongiorno Rosa, vuoi presentarti ai nostri lettori?

Buongiorno a tutti, sono Rosa Bizzintino autrice del libro " Mille bolle"; mi presento brevemente cercando di non 
prendermi troppo sul serio perché è nato tutto quasi per gioco anche se, devo precisare, la vocazione e la passione per la scrittura l'ho sempre avuta, fin da adolescente. Nella mia breve carriera, spero possa continuare, di scrittrice, ho pubblicato cinque libri, di cui tre sono libri di poesie e due dedicati ai bambini. Il primo libro per bambini si 
intitola "Le avventure di Elsa" edito da Albatros; poi di seguito tre libri di poesie, insieme ad altri autori, editi da 
Pagine ed infine "Mille bolle" di cui sono anche illustratrice. Alcune mie poesie hanno ottenuto dei riconoscimenti e sono stati inserite in diverse raccolte antologiche. Poi ho avuto il grande piacere di partecipare come autrice alla 
collana antologica "Acqualuna della Luna e altre Storie" promossa dall'Associazione Luna Nera il cui ricavato è 
stato devoluto a favore dell'Ospedale Meyer di Firenze.

2- Per quale motivo hai deciso di scrivere favole?

Ho deciso di scrivere favole perché credo che in me coesistano la bambina che sono stata e la donna attuale; quindi mi riesce abbastanza facile immedesimarmi nelle storie che scrivo, anche se esse sono di fantasia.

3- Il tuo libro "Mille bolle" cosa ha significato per te?

"Mille bolle" è stato molto importante per diversi motivi. Primo fra tutti, perché sono anche l'illustratrice; poi perché credevo e credo nella bontà del racconto breve per interessare i piccoli lettori.

4- Ogni breve favola del tuo libro ha una morale; vuoi spiegarne il concetto?

La morale, nel mio libro, vuole richiamare l'attenzione del lettore su quelli che sono i temi, forse, più attuali del nostro tempo.

5- Definisci il tuo libro con una frase.

Non ho una frase per definire il mio libro; spero che piaccia, incuriosisca e che il lettore si ricordi di me.

Grazie all'autrice Rosa Bizzintino per le sue risposte.
(intervista a cura di Rosaria Andrisani)
http://www.passionelettura.it/interviste-passione-lettura/intervista-rosa-bizzintino-autrice-del-libro-mille-bolle/

Il mio primo libro. Dalle “Fiabe della Buonanotte” a “Piccole Donne”, di Emma Fenu.


Ho esitato, davanti al titolo che sovrasta l’articolo che vi accingete a leggere.
Molti sono i primi libri che hanno cosparso di parole i capitoli della nostra esistenza, come molti sono i primi baci che hanno accarezzato la nostra pelle.
Su quale libro urge, dunque, soffermarsi ora?
Vi è un primo che ci venne letto la sera, con la testa che affondava nel cuscino, quando ancora le lettere dell’alfabeto erano figure aliene, schierate, una dopo l’altra, come passeggeri stipati in piccoli vagoni separati da spazi bianchi, in un treno che giungeva a destinazione tramite la voce narrante del papà o della mamma.
Vi è un primo che ricevemmo in regalo, scartato con bramosia e suggellato da una dolce dedica.
Vi è un primo, infine, che leggemmo senza ausilio esterno, vittoriosi e felici, dopo aver avuto accesso al magico codice, i cui simboli, posti in avvicendamento sulla carta, lentamente si disvelavano… e la storia aveva inizio.

Le notti della mia infanzia, profumate di sapone di Marsiglia, sprigionato dalle lenzuola rosa, esordivano con le prime righe tratte da un tomo datato, riportante le Fiabe raccolte dai Fratelli Grimm.
Tuttavia, dopo una manciata di secondi, prendevano forma e colore altre storie, attinte dalla memoria, che mi proiettavano in distese infinite di piante di pomodori, dietro a corse con i piedi nudi, sulla terra fertile e umida, e fra sassaiole che coinvolgevano bande di ragazzini spettinati. Ogni sera mio padre componeva una parte della sua autobiografia, solo per me.

Fu mia madre, invece, a donarmi il mio primo libro, in occasione del mio terzo compleanno. Si trattava della versione cartacea di un cartone animato, all’epoca da me preferito, ossia “Heidi” di Johanna Spyri, che narra le vicissitudini della bimba dalle guance scarlatte, che si struggeva di nostalgia per i suoi monti della Svizzera, costretta dentro le mura di una lussuosa dimora di Francoforte. Alcuni giorni fa ne ho acquistato una versione edita nel 1953, in inglese. Il primo libro non si scorda mai.

Ma la svolta epocale della mia vita di essere contingente, avido di scoperta e di assoluto, fu il primo libro che lessi, agli esordi della scuola primaria, a sei anni appena compiuti: “Piccole Donne” di Louisa May Alcott, un classico intramontabile.
Ho amato le sorelle March, tutte, come sorelle con cui ricordare e confrontarsi, come esseri pensanti, liberi dai vincoli della carta, dotati di pregi e difetti, che osservano lo svolgersi delle medesime vicende tramite il filtro della propria peculiare prospettiva.
Tuttavia, per Jo avevo una predilezione. 
Adoravo quella ragazza dall’indole ribelle e passionale, capace di ideare storie per intrattenere la famiglia, anche quando l’eco della guerra diventa silenzio assordante, anche quando le tenebre gelide della morte calano, inesorabili, e di battersi per il suo sogno, con ostinazione e anticonformismo, fino a diventare una nota scrittrice.

“Jo era molto occupata in soffitta, perché le giornate di ottobre cominciavano a farsi fresche e i pomeriggi erano corti. In quelle due o tre ore, durante le quali il sole si attardava con il suo calore sull’alta finestra, Jo, seduta sul vecchio divano, scriveva rapidamente, con le sue carte sparse sopra un baule”.

Desideravo essere Jo, da bambina. Non sono diventata Jo, ma me stessa, la quinta sorella March, come lo sono tutte coloro, Donne, anche se non più “piccole”, che hanno letto con trasporto il libro, apprendendo l’immenso fascino celato nell’intimo segreto delle piccole cose, quelle che vale la pena di assaporare e, tramite la scrittura, condividere.


Emma Fenu





lunedì 29 dicembre 2014

Educazione alla lettura, di Rosaria Andrisani.

Sono una mamma e consiglio ad altre mamme di leggere storie ai propri figli, sin dai loro primi mesi di vita. All'inizio non capiranno, ovviamente, ma cominceranno ad abituarsi all'ascolto dei suoni, delle parole. Poi, pian piano, cominceranno a comprendere i termini, li impareranno, li ripeteranno; assoceranno le parole alle immagini e le riconosceranno nei libri illustrati. E i bambini saranno sempre più affascinati dalle storie che le mamme premurose racconteranno loro. Quando i bambini saranno pronti a leggere, lo faranno con passione e curiosità di scoprire sempre cose nuove.
L'educazione all'ascolto e alla lettura deve cominciare sin da piccoli, per il bene della mente e dell'animo. 

Rosaria Andrisani

giovedì 25 dicembre 2014

"Mille bolle" di Rosa Bizzintino.

Mirto, alle prese con una sorgente fatata e un incontro indimenticabile, Cloe la gallina vanitosa, la capretta Belà e tanti altri personaggi. La fiaba per bambini, la favola della buona notte della tradizione, raccontata con la leggerezza di una giovane autrice. Per mamme, papà e i loro piccoli ascoltatori di racconti.

"Amore Latitante", di Fiorella Carcereri.



Sinossi:
"Una bambina, con i suoi sogni e le sue domande. Più avanti, nel tempo, una donna con tante cicatrici al posto dei sogni e, di nuovo, molte domande. Tra questi due estremi oscilla la vita di Valeria, tra un'infanzia in cui ben presto la magia e il mistero delle fiabe che ruotano intorno all'amore svaniscono come neve al sole e un'età adulta costellata di amori sbagliati, di sperimentazioni, ad un tempo incoscienti e masochistiche, alla ricerca di un amore a tutti i costi. Arrivano così, immancabilmente, il dolore e il disinganno che inducono la protagonista ad erigere un'impenetrabile muraglia difensiva intorno a sé. Fino a quando, finalmente, qualcuno riuscirà a crearvi una breccia".



“Amore Latitante”, libro di Fiorella Carcereri – recensione di Francesca Lettieri.

Con Amore Latitante (Ed. Arpeggio Libero, aprile 2013), il suo primo romanzo, Fiorella Carcereri ci propone in prosa le riflessioni che già avevamo potuto assaporare in filigrana tra le pagine di Senza Rete, la sua silloge poetica.

Si tratta di un breve diario: una donna di mezza età, Valeria, ci racconta la sua storia, dal versante amoroso, a ritroso, partendo dal momento in cui ogni bambina viene battezzata come donna fino ad arrivare al presente, in una circostanza scelta come snodo cruciale, svolta e resa dei conti, il momento ideale per ripercorrere il suo iter ed analizzarlo.

Con lo stesso occhio critico di una moderna Virginia Woolf alle prese con l’educazione femminile d’età vittoriana da giovane ragazza, la protagonista subisce le contraddizioni dei modi conservatori dei genitori, sgradevole realtà che accomuna tutte le ormai donne di oggi.

Nella sua esegesi poi, si mostra, contrariamente a ciò che lei pensa di se stessa, una ragazza intraprendente e positivamente emancipata.

Il romanzo gira intorno a due buste, metafore dei due grandi amori della storia: la prima viene trovata da Valeria a metà percorso, all’età di ventiquattro anni, la seconda sul termine, a quarantanove anni. Esse subiscono sorti differenti, che non sarà mio incarico svelarvi e che sanciscono la maturazione avvenuta di una donna finalmente libera da dogmi e convenzioni, che ha imparato a conoscere e ri-conoscere l’amore a dispetto dei cattivi figuri con i quali suo malgrado si è trovata a che fare.

La maturazione è segnata da un lirismo crescente della prosa, che si fa ricca di riflessioni, disegnando una donna non più presa ad osservare le strane giravolte maschili, ma più concentrata sulla sua persona.

Troviamo un ulteriore parallelismo chiave nei due viaggi di Valeria, uno di andata e l’altro di ritorno, ma entrambi di fuga. È solo al termine della storia che Valeria finalmente si ferma,interrompendo il viaggio verso nessun-luogo che portava avanti da una vita intera e riuscendo finalmente a cogliere se stessa nella staticità del bosco da cui ci narra le sue vicende.

Una sottile ironia permea le pagine, quella delle donne forti, capaci di non scoraggiarsi e di non abbattersi di fronte alle sorte avversa, quella delle donne che non si arrendono e alla fine riescono ad arrivare ovunque, non solo, arrivano ovunque a testa alta. Senza rancori, senza remore, consapevoli di aver percorso sino a quel momento un sentiero coerente, sincero, giusto, opposto e parallelo rispetto a tutti gli enigmi che la vita ci riserva.