giovedì 12 marzo 2015

"Ci vorrebbe il mare" di Mirella Morelli.



Tutto è silenzio. Bianco, e silenzio
I miei passi sulla neve, un ramo che cede sotto il bianco peso incurvandosi fino a terra, il fremito d'ali di un uccello che vola più in là...talmente bianco da costringermi ad ascoltare il rosso battito del cuore, talmente silenzioso da evidenziare il ritmo sincopato del respiro. Bianco, e silenzio; bianco, e silenzio; bianco, e...
Mio. Marito. Mi. Ha. Tradito.
Ho sempre trovato pace in montagna, è per questo che abbiamo comprato casa nella solitudine dei monti. Ma il sentiero stretto tra gli alberi mi costringe ad un percorso obbligato e scopro d'un tratto che odio tutto questo, odio questo sentiero che conosco in ogni anfratto, lo odio furiosamente, con livore, perché è come costringesse anche i miei pensieri verso un sentiero imposto. 
Mi sento in trappola.
Non. Voglio. Pensare.
Il nostro chalet, una sorpresa, il mio arrivo inatteso... Quei due lì: come in un film dozzinale, nudi davanti ad un camino acceso -il MIO camino!- nella frenesia di un amplesso ed io che li vedo dai vetri della finestra...La neve si attacca alle mie scarpe rendendo difficili i miei passi, e impossibile il mio correre. Bianco, e silenzio; bianco, e silenzio; bianco, e...
Perchè l'ha fatto...perchè l' ha fatto...
Allento la sciarpa. Sbottono con uno strattone la giacca a vento, la sciarpa cade a terra, mi strappo il cappello scaraventandolo a terra e intanto vado avanti, lasciando tracce di disperazione come un Pollicino che però NON vuol tornare indietro, solo scappare....Ho bisogno di spazio, di distese aperte. Di aria! Mi fermo. Inspiro con forza. 
Come ha potuto...come ha potuto.....
Come. Ha. Potuto.
No, Non voglio chiedermelo, non voglio neanche risposte, semplicemente NON VOGLIO NULLA. Vorrei solo respirare, mentre il respiro è coì sincopato, e si spezza in questo petto agghiacciato. 
E tutto è bianco, e silenzio. Bianco, e sentiero stretto. Bianco, e pensieri che premono....
Tra gli alberi d'un tratto più radi si staglia uno sprazzo di cielo terso, talmente azzurro da ferire la mente prima ancora che gli occhi: e all'improvviso è come se quella ferita in quel bianco silenzioso lasciasse scoprire uno squarcio profondo dell' anima; l'ossigeno vi entra come napalm, corrodendone l'anestesia...Le gambe tremano, cedono, e le ginocchia affondando, violando finalmente quell'ininterrotto virgineo biancore che ancora mi si staglia davanti....e il grido prorompe dal mio petto, lacerando definitivamente l'aria! Un grido che rimbalza tra i rami carichi di peso, urta sulla neve, crolla come piombo sulla coltre soffice e illibata. 
Solo, il mio grido. Nell'insopportabile silenzio. 
Straziante, e talmente continuo, che io stessa penso non riuscirò più a smettere. 
Invece smetto. Per mancanza di fiato, ma smetto. E infine diventa gemito, e lamento.
Stesa di schiena lascio che il mio sguardo resti aggrappato allo squarcio di azzurro, impedendomi di annegare nel suo nulla ossessivo, o di naufragare nella pazzia.
Annegare, naufragare...
Ci vorrebbe il mare!” penso con spasimo. Si, ci vorrebbe il mare a far da sfondo alla disperazione di un tradimento! 
Mi rialzo con furia improvvisa. 
Ci vorrebbe il mare, e la violenza delle sue onde, sbaaam!, schiuma sugli scogli come il mio sguardo infranto mentre LUI baciava un'altra- sbaaaam!, onda sporca di sabbia che si ritrae come sporca la mano di LUI su quel seno nudo -sbaaaaam!, cavallone impazzito sulla spiaggia come impazzita la bocca di LUI che le scorreva sul corpo -sbaaaaaam!, mareggiata violenta come violento era il flusso del mio sangue che lasciava in un attimo il mio corpo...
Mi alzo. Mi scrollo di dosso la neve con colpi violenti delle mani inguantate, via anche quelli!, Pollicino lascia stralci di disperazione sapendo, oh sì...pur sapendo che a nulla servirebbe tornare a casa, quando è chi ami che ti ha spinto e lasciato solo nel bosco, a che servirebbe tornare a casa mioddìo?... Se lo sarà chiesto anche Pollicino, lasciando sassolini dietro sé, e mentre lo faceva aveva già perdonato quell'uomo che lo avrebbe lasciato in balìa del buio... Resto ancora un attimo con la testa rivolta in su, verso lo sprazzo di azzurro, cercando di non annegare e naufragare; poi mi giro: alle mie spalle il sentiero è pieno delle mie orme ed io mi incammino, me le lascio alle spalle, “Pollicino, io non ti capisco!” urlo straziata al bianco, e al silenzio del bosco che ho davanti. 
Alla fine, il bosco avrà una fine. 
Ho già in testa il rumore della risacca, e del mare che suonerà per me.

Mirella Morelli

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