RACCONTO
Ho sempre rimandato. Ma arrivano momenti in cui diventa un passaggio obbligatorio. Pena, restare immobili. E ti vedo. Arrivare senza entusiasmo ma per sopravvivenza, alla stazione. Fumi una sigaretta. Non per impazienza. Ma per orgoglio. Mentre scende lei da un treno cittadino, laccata e manichino di belle speranze. E mentre la baci -d'uopo saluto per ricordarti che sei li, esattamente su quel binario di una vita ancora prevedibile- resetti l'amore. Lei ti veste di colori. Accoglie ogni tuo tormento. Sei protagonista. Nel palcoscenico obbligato, che non senti davvero tuo. Ma neghi. In un solo attimo rammendi paure, insicurezze, mortificazioni. E ti bastano. Nella purificazione, la quantità diventa irrisoria.
Frugale è il trascorrere del vostro tempo. Tra mesti sorrisi e carezze, che ricevi puntuali da chi accompagna il bambino che è in te all'uomo che potrai diventare. Poi, il sesso. Non l'amore. Dove tu dimentichi. E anestetizzi completamente il cuore. Ci sono mani e gambe. Affamate di piacere. Per non morire. E affondano. In un corpo che confonde. Ed è lì, in quei momenti, che io -che guardo dalla finestra- sanguino. E aspetto che l'emorragia sentimentale fluisca. Ogni grumo che perdo, diventa la mia forza. Posso assaporarne l'odore. E l'amore. Che pulsa. In un progetto.
Ogni tuo orgasmo diventa un piccolo parto dentro di me. In una donna che -grazie a te- sta nascendo imperfetta. Ma autentica. Consapevole della paura. Del l'insicurezza. Delle prossime mortificazioni. E tenta di costruire soluzioni guardando dentro di se. Senza cercare -in chi mi amerà-la ricetta per vivere. O per sentirmi intera.
In un'infinita tenerezza. Per te...
ROBERTA MANZIN
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