In attesa della Nuova Età dell' Oro.
San Francesco sapeva parlare agli animali.
Sapeva parlare: ecco la chiave.
Se avesse semplicemente steso la mano per accarezzare il lupo...probabilmente, sarebbe stato sbranato.
E, invece, Francesco, aveva imparato il linguaggio degli animali e attraverso quel linguaggio aveva veicolato il suo amore.
I nostri, sono i tempi di un novello " Alto Medio Evo", tempi di barbarie, di sangue, di " grezzità" ( scusate la definizione ma rende meglio del canonico " grossolanità" ).
Siamo sommersi dalla violenta stupidità sboccata. Ci anneghiamo dentro e, per poco, non ce ne accorgiamo neanche, tanto siamo assuefatti a tale " normalità".
Parliamo e sembriamo parlare lingue straniere, gridiamo e le nostre voci sono solo un vano grido nel deserto; ci deprimiamo, ci sentiamo impotenti ma depressione e impotenza non importano a nessuno.
Vaghiamo, con la " condanna" di una vista ben sveglia, nei bui labirinti del male.
E ci sentiamo fagocitati, ingoiati da gole superbe,saccenti, fanatiche, elementari nel loro essere dozzinali...IRRAZIONALI.
Ma la vita è una gran prepotente e impone sempre sè a se stessa: si va avanti. Lo stesso. Si va avanti nell' unica maniera che ci è concessa: imparando una lingua straniera.
La lingua del lupo, ci insegna Francesco, bisogna conoscerla, prima di imbastire un dialogo; è necessario sapere se un dono può essere apprezzato o no.
Se chi ti sta di fronte, piuttosto che una poesia o un oggetto scelto con la cura del cuore, sarebbe di gran lunga più contento se da te ricevesse un prosciutto stagionato.
Non entusiasmarti dinanzi a chi guarda ammirato la tua originalità...spesso, è solo attonito stupore: devi saper distinguere.
Devi sapere se è compreso e gradito ciò che stai facendo perchè se non lo è, non hai fatto nulla.
Hai solo gridato nel deserto, ti sei cacciato in un labirinto, " hai dato le perle ai porci", come lo stesso Maestro Gesù dice di coloro i quali si ostinano ad operare il bene e a mandare messaggi edificanti che non arriveranno mai solo perchè incompresi in quanto formulati con una lingua " altra".
Tuttavia, i tempi ci aiutano.
Questa difficile età di transizione, dolorosa, sconfortante, ha un suo punto luminoso: il suo velo, trasparente e leggero, non impiega tanto a strapparsi.
E l' ipocrisia, con tutto il suo armamentario di " servitori nascosti", viene a galla.
Il male è trasparente; energie sottili squarciano le nubi. E si intravede il sole.
Siamo chiamati ad essere atleti della mente, multiformi entità che si adattano ma non perdono se stesse.
Dare quanto è opportuno dare, non oltrepassare il limite;
essere disposti a ricevere quanto è opportuno ricevere, senza forzare il limite.
E' poco. E' ancora molto poco. Ma per ora non possiamo fare altro.
In attesa della Nuova Età dell' Oro.
FRANCA ADELAIDE AMICO
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